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Con grande enfasi Apple ha presentato la nuova app Messaggi, una delle dieci funzionalità di iOS 10 che Craig Federighi e Eddy Cue hanno portato sul palco del Civic Center di San Francisco durante il keynote della WWDC numero 27.
Una nuova app per i messaggi che adesso è aperta alle terze parti e che però, a differenza di quanto sostenevano i rumors della vigilia, non sbarca su Android o su Windows. Apple mantiene i suoi servizi dentro la sua piattaforma e non potrebbe essere differente visto l’enfasi che adesso ha tutto l’insieme di funzionalità realizzate in questi ultimi anni da Cupertino.
https://www.youtube.com/watch?v=PERPpFWHnDM
Si comincia con l’integrazione di Siri, la possibilità di interagire con le altre app presenti nel telefono, le tastiere predittive che adesso utilizzano algoritmi di machine learning per capire quale tipo di parole o di concetti siano richiesti dall’utente.
Nella demo durante il keynote della WWDC è stato mostrato da Craig Federighi un esempio: se chi ci scrive il messaggio chiede di dargli la mail di “John”, l’intelligenza artificiale contenuta all’interno del telefono o dell’iPad o del Mac (quindi niente che transiti in rete e vada nei server di Apple) cerca quale John presente in rubrica sia rilevante e lo mette a disposizione come se fosse una parola suggerita come le altre dal sistema predittivo. Pensateci, è quasi rivoluzionario, magico se questa stessa funzionalità fosse stata fatta vedere solo cinque anni fa.
Poi gli emoji, finalmente più grandi (tre volte, per consentire a una demografia sempre più matura di avere accesso visivo comodamente alle informazioni contenute su schermi peraltro sempre più ad alta risoluzione e sempre più grandi) e dotati di un motore semantico: iOS cerca nelle frasi quelle parole che potrebbero essere trasformate in emoji e suggerisce più alternative. Una sorta di stele di Rosetta automatica che genera testo geroglifico partendo da testo lineare.
Ma la grande enfasi, e la grande curiosità per chi ha seguito il keynote, viene dalle trasformazioni più “kitsch” di Messaggi. L’app adesso (con iOS 10 e con macOS Sierra) permette di avere effetti speciali sullo sfondo, baloon che si muovono e si animano, enfasi di tutti i tipi, oltre a contenuti multimediali più ricchi e link “parlanti”. Ci sono gli stickers sulla falsariga di quelli di Telegram, c’è molto più calore e colore caciarone, ci sono tante più cose che fanno pensare che Apple stia ringiovanendo una app sinora di servizio per renderla più accattivante alle demografie dei millennials e alle demografie etniche differenti da quella dei bianchi maschi tradizionalmente incarnanti quella dei programmatori della Silicon Valley.
È il motivo per cui Tim Cook ha fatto uno sforzo molto grande per portare donne, persone di colore, diversità insomma sul palco del Civic Center di San Francisco. Uno sforzo che si vede anche nelle acquisizioni (quella miliardaria di Beats, che è azienda attenta a un pubblico idealmente diverso da quello di Apple) e nella scelta degli stili e dei registri comuinicativi.
In questa chiave di lettura la Apple “diversa” di Tim Cook è una Apple capace di emozionare, di attrarre un pubblico diverso, di caratterizzarsi fortemente. La scelta di entrare sempre di più anche nel settore dell’insegnamento del codice, con una scelta che potremmo verificare solo quando potremo mettere le mani sulla versione preliminare di Swift Playgrounds, è ancora un altro indice forte della vitalità di questa azienda che ragiona da portaerei, da grande flotta e vuole fare di tutto per restare rilevante, a costo di cambiare la direzione del mondo e la sua stessa identità e natura.
Messaggi sulla carta è una app molto più incasinata e caciarona di quanto non fosse lecito aspettarsi. Ma potrebbe essere un segnale chiaro per chi arriva oggi all’iPad e all’iPhone e vuole trovare una soluzione nativa di messaggeria che si all’altezza delle varie WeChat, Telegram e compagnia danzante.