“Non solo Steve Jobs conosceva ed amava la progettazione dei prodotti, ma era tutto quello che voleva davvero fare. Una volta mi disse che parte del motivo per cui voleva essere CEO era che così nessuno poteva dirgli che non gli era permesso di partecipare al nocciolo del design di prodotto”. A parlare è Glenn Reid, ex dipendente Adobe, ex dipendente di NeXT ma soprattutto noto per essere stato lo sviluppatore di iMovie e di iPhoto, due dei software che hanno contribuito alla rivoluzione personale-digitale al ritorno di Jobs in Cupertino e prima dell’immenso successo di iPhone e iPad.
Nel suo blog personale Reid offre un interessante resoconto sulla figura e sul ruolo di Steve Jobs nella serie di prodotti innovativi che Apple ha lanciato, non a caso, proprio dopo il suo ritorno in azienda. Si tratta di una testimonianza che aggiunge nuovi dettagli inediti non ancora riportati dai numerosi articoli e anche dai diversi libri in circolazione sullo scomparso co-fondatore di Apple.
Reid racconta che 3 o 4 persone, Jobs incluso, si riunivano segretamente in una stanza del campus Apple per dare vita a quello che sarebbe diventato iMovie e dopo anche iPhoto. Reid esclude categoricamente l’effetto magia, parola più volte utilizzata dagli osservatori per definire l’effetto finale dei software e dei dispositivi Apple. Il risultato era possibile solo grazie all’intervento e al duro lavoro dei partecipanti che a ogni seduta proponevano idee, soluzioni, bocciavano quelle meno utili o congeniali, per poi passare alla fase di rifinitura e di spedizione del prodotto finale. In queste riunioni i contributi dei vari partecipanti sono alla fine così strettamente intrecciati uno con l’altro che alla fine non è più possibile risalire alla persona che ha proposto inizialmente una determinata idea: il risultato è dell’intero gruppo così come il merito.
Interessanti alcuni dettagli anche sulla segretezza del progetto iMovie, in tempi non ancora sospetti: per evitare che altre persone nel Campus venissero a conoscenza dei lavori in corso, alle finestre venivano applicati dei fogli di carta, mentre i dati e i file venivano registrati nelle directory della contabilità relativa alle tasse e alle imposte nella rete di computer del Campus di Apple. Al tempo della nascita di iMovie Reid stima che 5 o al massimo 10 persone in tutta Apple fossero a conoscenza del progetto.
Steve Jobs dedicava diverse ore della propria settimana lavorativa al progetto iMovie, e così poi anche per iPhoto e secondo Reid il ruolo di Product Manager di Jobs proseguiva anche per altri software, per i nuovi dispositivi hardware e così via, riunioni su riunioni. La testimonianza di Reid conferma tramite nuovi aneddoti il ruolo determinante di Jobs nella creazione dei prodotti della Mela fino ad arrivare alla logica conclusione: Apple non avrebbe mai ottenuto tutto il successo che ha conseguito se Steve Jobs fosse stato semplicemente il Ceo della società. Secondo Reid il desiderio di Jobs di partecipare e di gestire la nascita di ogni nuovo prodotto o software era quello che lo ha spinto a diventare Ceo:
“Questo è quello che ricordo meglio di Steve, egli semplicemente amava progettare e lanciare prodotti. Ancora, ancora una volta e ancora. Nessuna della magia che è poi diventata Apple sarebbe mai avvenuta se lui fosse stato semplicemente un Ceo. La ricetta magica di Steve era che lui era fino in fondo un designer di prodotti, abbastanza intelligente da sapere che il modo migliore per creare prodotti era quella di avere la bacchetta magica di Ceo in una delle mani”.