Cristian Fracassi è un ingegnere Edile – Architetto conm un dottorato in ingegneria dei materiali e Master in Economia; è il CEO di Isinnova, azienda che “sviluppa idee e aiuta imprese e privati nel realizzare o migliorare i propri progetti”, ed è balzato pochi giorni addietro agli onori delle cronoche per avere ideato e stampato in 3D una valvola necessaria ai respiratori dell’ospedale Mellini di Chiari.
L’idea si è rivelata positiva, l’ospedale ha testato i primi pezzi sterilizzati e lavorati a mano, con fori da meno di un millimetro e dopo poche ora dalla stampa già dieci pazienti respiravano grazie alle valvole di Isinnova. Il team ne sta producendo centinaia, senza ricevere nulla in cambio dal Mellini e al Corriere della Sera l’azienda ha dichiarato: «I soldi non ci interessano. Se servisse, potremmo realizzarle anche per altri ospedali». Le stampanti non si spengono nonostante qualche telefonata al vetriolo degli avvocati: «È una faccenda abbastanza complicata: l’azienda che produce le valvole ci ha accusato di copiare il prodotto. Se ne occuperanno i nostri legali».
Dopo l’idea della valvola stampata in 3D, dalla società di Fracassi è nata l’idea di trasformare la maschera da snorkeling di Decathlon in una maschera C-PAP ospedaliera per terapia sub-intensiva, un componente che, a quanto pare, manca in questo momento nei nosocomi italiani.
Fracassi racconta a Business Insider Italia che «L’idea è venuta a un ex primario, il dottor Renato Favero, il qiale dopo aver letto delle valvole in 3D, ci ha contattato e ci ha detto: “Ho l’idea di trasformare una maschera da sub in un ventilatore. Mi date una mano?”. Ci ha fatto tre ore di lezione di anatomia e poi ci ha detto: “A voi…”».
È stato creato un prototipo e il raccordo è stato denominato “Valvola Charlotte”. L’idea è piaciuta anche a Decathlon – ideatore, produttore e distributore della maschera Easybreath da snorkeling – e quest’ultima ha deciso di collaborarare fornendo il disegno CAD della maschera individuata. È stato così possibile studiare a fondo la maschera, predisporre modifiche e disegnare il nuovo componente per il raccordo al respiratore che è già possibile stampare in 3D.
Il prototipo della maschera da sub con respiratore è già in fase di test all’Ospedale di Chiari e è dimostrato correttamente funzionante. La a maschera può essere collegata direttamente all’ossigeno tramite la presa a muro, rendendo superfluo il respiratore. «Non è sostitutiva del ventilatore polmonare», spiea Fracassi, «ma può essere usata nei pronto soccorso, dove i pazienti rimangono anche tre giorni in attesa di un letto. Grazie a questa maschera, possono ora attendere un posto-letto rimanendo sotto ossigeno e senza inquinare l’ambiente».
Fracassi spiega ancora che «chiunque potrà stamparla liberamente, a condizione che non sia utilizzato per fini commerciali». La valvola (qui trovate altri dettagli e i file che è possibile scaricare) è stata brevettata “per evitare eventuali speculazioni sul prezzo del componente” ma il brevetto “rimarrà ad uso libero affinché tutti gli ospedali in stato di necessità possano usufruirne”.
Isinnova ribadisce che né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità. L’uso da parte del paziente è subordinato all’accettazione dell’utilizzo di un dispositivo biomedicale non certificato, tramite dichiarazione firmata. Le strutture sanitarie in difficoltà possono acquistare la maschera Decathlon e accordarsi con stampatori 3d che realizzino il pezzo e possano fornirlo.