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Frammentazione Android, per batterla Google prova anche la lista della vergogna

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Non è una lista di proscrizione, ma certo non è un elenco dove è bello essere collocati se lo scopo è quello di essere considerati al top e quindi convincere i clienti a comprare. È l’elenco di produttori Android che Google vorrebbe comporre con lo scopo di spingere i produttori di telefoni a migliorare il tasso di aggiornamento dei dispositivi che era e resta molto problematico perché mina la sicurezza e la modernità dei servizi con diffusione uniforme del proprio sistema operativo mobile, che da questo punto di vista indubbiamente arranca nei confronti del diretto concorrente iOS di Apple.

La società, fino ad oggi forse troppo accondiscendente nei confronti di chi sceglie Android come sistema operativo da installare nei propri telefoni, ha deciso di cambiare strategia per competere con i concorrenti su tutti i fronti, mettendo pressione ai produttori di smartphone nell’offrire maggiore supporto agli aggiornamenti di sistema.

Di anno in anno gli smartphone diventano infatti sempre più complessi, capaci ed hackerabili. Progettando hardware e software insieme, Apple ha un vantaggio competitivo in tal senso in quanto ha maggiore controllo su entrambi i fronti. La dimostrazione è nei numeri, con iOS 9 attualmente installato sull’84% dei dispositivi in circolazione da una parte, e Android Marshmallow presente solo sul 7,5% dei dispositivi dall’altra.

Per Google, aumentare quindi l’adozione dell’ultima versione di Android e migliorare il supporto da parte di tutti i produttori di smartphone e tablet, diventa fondamentale per diverse ragioni. Da una parte infatti sarebbe più facile aumentare gli introiti in quanto è anche grazie ai costanti aggiornamenti che la società è in grado di offrire i nuovi servizi ai propri utenti, dall’altra sarebbe più facile porre rimedio ai bug come Stagefright, la peggiore vulnerabilità che Android ricordi e la cui conseguente patch risolutiva poté raggiungere solo una frazione degli 1,4 miliardi di utenti Android che ne furono afflitti.

lista della vergogna

Oltre ai produttori di smartphone, per Google sarebbero un ostacolo anche gli operatori telefonici, che impiegherebbero troppo tempo per approvare gli aggiornamenti prima del rilascio pubblico. Anche qui è la frammentazione di Android ad incidere sul problema: lo racconta un ex dipendente di Verizon spiegando che i test, che la società è costretta ad eseguire su centinaia di dispositivi diversi, possono richiedere addirittura “mesi”. Per tale ragione Google sta cercando di convincere gli operatori telefonici ad escludere quantomeno le patch di sicurezza dalla serie completa di test, velocizzando così il rilascio pubblico degli aggiornamenti.

La comparsa della vulnerabilità Stagefright, che mina alla sicurezza di quasi un miliardo di dispositivi Android, ha spronato Google – si legge su Bloomberg – nel rilasciare patch di sicurezza mensili per i dispositivi Nexus che, come Apple con iPhone, sono sotto il diretto controllo della società di MountainView. Anche LG e Samsung si sono impegnati sotto questo punto di vista, anche se con qualche difficoltà nel riuscire ad offrire un valido aggiornamento per tutti i dispositivi attualmente esistenti. Meno soddisfacente è stata invece la risposta dei pesci piccoli, ovvero tutti quei produttori di telefoni Android come ad esempio Motorola che, dall’aggiornare i dispositivi due volte l’anno, ha cominciato ad offrire patch ogni trimestre.

Partendo da questa base, nella mente di Google è nata l’idea di pubblicare una “lista della vergogna”, una sorta di elenco di tutti i produttori, dal più al meno affidabile in termini di supporto nel tempo agli aggiornamenti del sistema operativo ed alle patch di sicurezza, con la speranza che ciò possa spronare gli ultimi della lista a fare meglio ed evitando così di apparire come aziende che producono prodotti obsoleti.

lista della vergogna

La società, forse in previsione di non riuscire a risolvere tutti questi problemi in breve tempo, si sta comunque impegnando nel ridurre la propria dipendenza agli aggiornamenti di sistema. Basti pensare al nuovo servizio di messaggistica Allo, che dovrebbe infatti essere lanciato come applicazione scaricabile dallo store, piuttosto che come servizio integrato in un aggiornamento Android. In questo modo la società sarà in grado di aggiornare costantemente il software senza dipendere dai test degli operatori telefonici.

Lo stesso discorso vale per le nuove funzionalità, che saranno quanto più possibile compatibili con le precedenti versioni del sistema operativo. Un esempio sono le Instant App, che funzioneranno anche su vecchie versioni di Android come JellyBean, rilasciato nel 2012: in questo modo il 95% degli utenti Android avranno accesso a questa tecnologia, senza dover dipendere dalla velocità nell’offrire gli aggiornamenti da parte dei produttori dei propri telefoni.

La strada per Google è comunque tutta in salita e molti di questi sforzi potrebbero essere ostacolati. La maggior parte dei produttori di telefoni Android infatti guadagnano di più vendendo telefoni, piuttosto che mantenendo aggiornati quelli già venduti, inoltre gli operatori telefonici sono restii ad omettere il controllo degli aggiornamenti in quanto potrebbero causare problemi nel funzionamento delle reti telefoniche.

Secondo il co-fondatore di Nextbit Mike Chan – che ha lavorato su Android per diversi anni – il modo migliore per risolvere il problema è riprogettare il sistema operativo da zero, investendo nella formazione dei produttori di smartphone e degli operatori telefonici: in poche parole, usando il bastone e la carota.

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