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La guerra dei plugin continua con la sfida di WordPress a WP Engine

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Ne avevamo iniziato a parlare alcuni giorni fa, ma la vicenda sta precipitando sempre più velocemente e non si sa se e quando si fermerà questa crisi. Intanto, in una mossa senza precedenti, WordPress.org ha assunto il controllo del plugin Advanced Custom Fields (ACF), sviluppato da WP Engine. Il popolare strumento è stato ribattezzato “Secure Custom Fields” e modificato unilateralmente. Matt Mullenweg, co-fondatore di WordPress e CEO di Automattic, ha giustificato l’azione citando presunte vulnerabilità di sicurezza e la necessità di eliminare le promozioni commerciali integrate.

Il CEO di Automattic ha fatto appello a una oscura norma dei regolamenti e licenze d’uso del software open source: al punto 18 delle linee guida della directory dei plugin, c’è un appiglio che consente al team di WordPress di modificare o rimuovere plugin senza il consenso degli sviluppatori. Mullenweg ha definito l’intervento “minimo”, ma la mossa ha sollevato serie preoccupazioni nella comunità. Gli sviluppatori temono che questo precedente possa minare la fiducia nell’ecosistema open source di WordPress.

WP Engine accusa: “Un’azione senza precedenti”

Il team di ACF di WP Engine non è stato a guardare e ha reagito duramente, affermando che WordPress non ha mai “unilateralmente e forzatamente” sottratto un plugin al suo creatore senza consenso. L’azienda ha invitato gli utenti non clienti di WP Engine, Flywheel o ACF Pro a scaricare manualmente l’ultima versione ufficiale del plugin. Questa controversia mette in luce le tensioni crescenti tra i principali attori dell’ecosistema WordPress, come avevamo scritto alcuni giorni fa.

La disputa affonda le radici in un post di settembre in cui Mullenweg definiva WP Engine un “cancro per WordPress”. Il ceo di Automattic criticava l’hosting provider per aver disabilitato di default la cronologia delle revisioni dei post. Mullenweg sosteneva che questa funzionalità fosse fondamentale per la promessa di protezione dei dati degli utenti, accusando WP Engine di sacrificarla per risparmiare.

Il conflitto d’interessi fra il padrone di WordPress e la community open source
Matt Mullenweg al WordCamp Europe 2013 di Leiden (Paesi Bassi).- Foto di Ronny Siegel

Quando volano gli stracci digitali

La tensione è sfociata in uno scambio di lettere di diffida. WP Engine ha accusato Mullenweg di ricatto, sostenendo che avesse minacciato un approccio che faceva “terra bruciata” se l’azienda non avesse accettato di pagare una percentuale significativa dei ricavi per l’uso del marchio WordPress. Automattic ha replicato con una propria diffida, accusando WP Engine di violare le regole d’uso dei marchi WordPress e WooCommerce.

In un’escalation del conflitto, Mullenweg ha temporaneamente bloccato l’accesso di WP Engine alle risorse di WordPress.org. Questa mossa ha avuto conseguenze significative, impedendo a molti siti web di aggiornare plugin e temi. La comunità ha criticato duramente questa tattica, che ha lasciato numerosi siti web vulnerabili a potenziali attacchi di sicurezza. Soprattutto, non era mai successo che avvenisse una cosa del genere nella comunità open source di WordPress (o della maggior parte dei grandi progetti software “aperti”, se è per questo).

WP Engine porta Automattic in tribunale

Il 3 ottobre, WP Engine ha intentato una causa in California contro Automattic e Mullenweg. L’hosting provider accusa i convenuti di abuso di potere e di violazione delle promesse relative alla gestione open source di WordPress. WP Engine sostiene che le recenti azioni di Mullenweg abbiano esposto gravi conflitti di interesse e problemi di governance che minacciano la fiducia della comunità.

Le tensioni hanno avuto ripercussioni interne anche ad Automattic: 159 dipendenti hanno lasciato l’azienda, accettando un pacchetto di buonuscita. Quasi l’80% dei dimissionari lavorava nella divisione Ecosystem di WordPress, cioè quella che si occupa delle relazioni con gli sviluppatori terzi, segnalando un profondo dissenso sulla direzione intrapresa da Mullenweg. Questa fuga di cervelli potrebbe avere conseguenze significative sullo sviluppo futuro di WordPress.

Soprattutto, è stata pianificata e prevista da Mullenweg, che ha preparato un “pacchetto a orologeria” per far uscire i potenziali contestatori: alcuni mesi di stipendio pagato in più di quelli previsti dal contratto. Una mossa non nuova nella Silicon Valley (Elon Musk fa così, ad esempio) che serve per compattare il team che rimane a lavorare in azienda, mantenendo una visione comune degli obiettivi strategici.

La comunità WordPress è in allarme

L’intera vicenda ha scosso profondamente la comunità WordPress. Sviluppatori e provider temono che questa disputa possa avere ripercussioni negative sull’intero ecosistema open source. Molti chiedono maggiore chiarezza sulle regole di utilizzo del marchio WordPress e garanzie contro possibili abusi di potere. La problematica del conflitto di interessi che vede Mullenweg al centro di una serie di ruoli e responsabilità che fanno del progetto open source una sorta di foglia di fico rispetto all’azienda sottostante, la quale però non è mai riuscita a monetizzare propriamente il software usato dall’80% dei siti web del pianeta, nonostante gli ingenti investimenti di capitale di ventura. Il futuro della piattaforma che alimenta il 40% del web sembra ora più incerto che mai.

Questa che sta diventando una vera e propria saga solleva notevoli interrogativi sul futuro di WordPress. La concentrazione di potere nelle mani di Automattic e Mullenweg è il punto centrale della discussione. La comunità si interroga sulla sostenibilità di un modello in cui un’azienda commerciale detiene un controllo così stretto su un progetto open source di tale portata. Il rischio è che questa crisi possa erodere la fiducia faticosamente costruita in vent’anni di sviluppo collaborativo.

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