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La grande fame di batterie

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Il mondo del passato era dominato dalle batterie tipo “18650” a tamburo. I cilindri da 18 millimetri di diametro per 65 millimetri di lunghezza, o moduli, erano il modo standard per produrre le batterie per laptop e per tutte le applicazioni tecnologiche incluse le batterie delle auto elettriche. La tecnologia a ioni di litio ha portato alla creazione di modelli ad alta ed altissima capacità, frutto di ricerche chimiche e di ingegneria, ma con scarsa capacità elettronica (mancanza di chip di controllo). Tuttavia sul mercato, se volevate produrre un apparecchio elettronico, queste erano le scelte garantite da parte di tutti quanti.

Arriva Apple e decide di fare tutto da sola. La prima generazione di MacBook Air del 2008, di cui all’epoca in pochi si resero conto delle numerose rivoluzioni che rappresentava, aveva non solo la prima carrozzeria Unibody, con un unico monolitico pezzo di alluminio estruso e lavorato con telaio numerico. No, c’era anche la batteria fortemente customizzata nella forma e che utilizzava la tecnologia di controllo elettronico sugli elementi a polimeri di litio. Un chip che carica e scarica correttamente ogni blocco, permettendo di aumentare in maniera impressionante il numero di cicli della batteria e anche la loro resa, quindi la durata.

Questa innovazione, che appartiene al mondo dei telefoni cellulari perché ha un costo che i produttori di Pc non volevano pagare, è probabilmente frutto di una “impollinazione interna” derivante dallo sviluppo dell’iPhone (e dell’iPad). Il risultato è che l’Air porta con sé anche questo elemento di innovazione che manca completamente ai netbook, i PcBonsai che hanno fatto da padroni per un paio d’anni, e mette il MacBook Air sia da 13 pollici che successivamente quello da 11,6 pollici, in posizione unica sul mercato. Quando infatti a ottobre arriva la nuova generazione di Air dotata di processori Core 2 Duo, a cui seguirà a breve la nuova generazione con i Core i5, il mercato esplode. L’Air è considerata la migliore macchina di Apple: non per la potenza bruta (che è scarsa) ma per l’equilibrio e il livello di innovazione, progettazione, ingegnerizzazione e usabilità.

Insomma, l’Air si dimostra un piccolo e quasi perfetto strumento di portatilità: ne vengono vendute montagne e in pochi mesi diventa uno dei MacBook di maggior successo di sempre. Addirittura, influenza il mercato. Mentre Apple progetta la nuova generazione, probabilmente da lanciare in concomitanza con OS X 10.7 Lion a luglio, la concorrenza capisce che le batterie usate da Apple sono parte integrante del segreto del successo dell’Air. La forma fisica customizzata consente di modellarle su chassis di forme diverse e sempre più sottili, il pubblico mostra di gradire la nuova moda degli “ultraportatili completi”, con tastiera normale e processore più che adeguati, oltre alla memoria allo stato solido in generosa quantità.

Così, scoppia nel mondo la fame di batterie intelligenti ai polimeri di litio, di cui Apple si approvvigiona ampiamente già per iPhone e soprattutto per iPad. Allora arriva il momento di chiedersi, come già in passato è stato per le memorie allo stato solido (usate in iPod, iPhone e iPad) e per gli schermi touch capacitivi (idem), se il mercato dei produttori è in grado di produrne abbastanza per tutti. La risposta è ovviamente no. Perché i processi sono costosi e aumentare la produzione richiede sforzi consistenti. Le aziende giapponesi, coreane, taiwanesi e cinesi gli sforzi li fanno, scommettendo non solo sui volumi crescenti ma anche sul fatto che venga pagato un prezzo ancora più alto da parte degli acquirenti. Non per Apple, che si è già assicurata la produzione in super volumi per i suoi apparecchi spendendo cifre attorno ai due miliardi di dollari. Ma per tutti gli altri, bisogna partire da zero.

Ci sono le Panasonic, ma i volumi li fanno soprattuto le taiwanesi Simplo Technology e Dynapack International Technology, che stanno aumentando le consegne di batterie ai polimeri di litio del 20-30%. Il mercato dei Pc ultrasottili promette, secondo le stime di Intel, di arrivare a coprire il 40% del totale dei portatili entro la fine del 2012: nel mondo non vengono prodotte abbastanza componenti per tutti e le varie Hp, Acer, Asus, Dell e Samsung adesso si fanno battaglia per riuscire a mettere le mani su questa nuova componente essenziale. Apple, che ha lanciato la moda, è tutelata dagli accordi pregressi e ne dovrebbe avere abbastanza per poter produrre un quantitativo di MacBook Air superiore alle più rosee previsioni e ovviamente anche di iPad e iPhone.

Secondo le stime il nuovo MacBook Air dovrebbe far crescere le vendite previste per questo modello di computer nel 2011 portandole a milioni e milioni di unità (qualcuno suppone che ne possano addirittura essere venduti 15 milioni nei prossimi 12 mesi). Tra le caratteristiche del nuovo Air, la nuova porta Thunderbolt (al posto di una Usb) e il peso ancora più contenuto.

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