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La Germania vuole limitare l’export in Cina di prodotti chimici per i chip

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La Germania vuole limitare le esportazioni di prodotti chimici utilizzati nella produzione di semiconduttori in Cina. Se messa in atto, questa sanzione potrebbe frenare la crescita del Paese del Dragone nel settore dei chip, settore già ostacolato da diverse restrizioni di USA e non solo.

Bloomberg spiega che i tedeschi intendono limitare le esportazioni di materiali prodotti nei complessi di produzione chimica riducendo l’esposizione economica con la Cina.

La proposta fa parte di un pacchetto di misure che il governo di Olaf Scholz sta discutendo per serrare le fila, isolandola economicamente, riducendo l’accesso a vari beni e servizi dei quali i cinesi hanno bisogno per la produzione di semiconduttori avanzati.

L’implementazione di tali misure obbligherebbe aziende come Merck KGaA e Basf a non vendere ai cinesi.

I semiconduttori sono utilizzati in varie in vari ambiti (esercito, veicoli, elettrodomestici, ecc.); la creazione di chip è un procedimento molto complesso anche per i cinesi e non basta irrorare con finanziamenti a pioggia le fonderie per produrre chip all’avanguardia. Fabbriche come quelle di TSMC o Samsung richiedono macchinari disponibili solo in alcuni paesi come quelli prodotti da Asml in Olanda, ma anche di software e altre attrezzature degli USA, ingegneri altamente qualificati ed esperti in settori. Attualmente solo la Corea del Sud (con Samsung) e Taiwan (con TSMC) dispongono di macchinari e competenze per produrre chip con processi di fabbricazione avanzati (processi litografici).

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Le restrizioni alle quali pensano i tedeschi sarebbero un altro duro colpo per la Cina, ma Berlino sa anche che una tale scelta potrebbe danneggiare le sue relazioni commerciali con Pechino, un mercato enorme dal quale non è facile distaccarsi. Aziende come BASF e Volkswagen sono fortemente dipendenti dalla Cina. Lo stato dell’Asia orientale consente alle aziende tedesche di far ricorso a manodopera a basso costo e compensare le perdite che comportano le severe norme ambientali europee. Trovare un equilibrio tra diversificazione dei legami e dipendenza dalle importazioni cinesi, sarà a dir poco complicato e rischioso.

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