Un nuovo rapporto del Conseil supérieur de l’audiovisuel (CSA), una sorta di AGCOM francese, ha aperto la porta a possibili imposte sulla fruizione dei contenuti video via web su grandi portali della rete, come per esempio YouTube, estendibile anche ad altri e più generici fornitori di contenuti, come Facebook stessa. L’apertura riguarda la cosiddetta “tassa culturale” francese, in base alla quale attualmente vigono specifiche imposte su cinema, emittenti e fornitori di servizi Internet, con circa 1,3 miliardi di euro di fatturato annuo, tassa nata allo scopo di finanziare il cinema e la produzione televisiva francese.
Con l’avvento della rete e dei video on-demand gli spettatori potrebbero decidere di andare sempre meno spesso al cinema, preferendo guardarsi i film comodamente dal divano di casa via YouTube, tendenza che potrebbe arrecare un danno alle entrate destinate alle cultura francese. L’idea è quindi di tassare anche portali web come YouTube, con la possibilità di estendere il concetto di fornitore di contenuti anche ad altri siti, come Facebook.
L’idea sembra ormai rientrare in una tendenza specifica del governo francese, sempre più attento a trarre vantaggio dall’enorme successo del boom tecnologico; questa estate una proposta al presidente Hollande ha suggerito una tariffa del 1 per cento su smartphone e tablet, per destinare i ricavi verso lo stesso fondo culturale. Primario obiettivo è Google, accusata di fatturare centinaia di migliaia di euro eludendo le tasse, una situazione che il presidente Hollande ha definito “inaccettabile”. Non mancano i guai anche per Apple, indagata dal garante della concorrenza francese.