I tempi di consegna dei nuovi iMac da 27” continuano a essere lunghi. Nel momento in cui scriviamo sull’Apple Store i tempi di spedizione sono indicati in “3-4 settimane” e anche distributori molto importanti non hanno a tutt’oggi ricevuto le macchine da fornire ai rivenditori. I tempi di spedizioni sono un po’ lunghi anche per il modello da 21.5” (“7-10 giorni lavorativi”) ma i tempi di attesa sono in questo caso inferiori rispetto a quanto bisogna attendere per portarsi a casa un all-in-one con lo schermo più grande.
Sin dal lancio il nuovo iMac da 27″ è stato disponibile con il contagocce, il tutto sembra per un problema di approvvigionamento dei nuovi schermi: il problema è fatto risalire al processo di laminazione del vetro. Il display LCD del nuovo iMac è 5 mm più sottile del precedente e non è più dietro il vetro, ma a contatto diretto col pannello frontale; per eliminare 2 mm di spazio tra display e vetro Cupertino ha fatto ricorso alla laminazione completa, un processo all’avanguardia mai utilizzato prima su uno schermo di queste dimensioni. Il processo è complicato ma il risultato finale è spettacolare, con immagini che sembrano “bucare” lo schermo.
Digitimes riporta che LG (partner di Apple per i display) non ha del tutto risolto i problemi con la procedura di laminazione e questi avrebbero rallentando la produzione consentendo di produrre non più di 100.000 unità al mese (LG riuscirebbe invece ad assicurare i 300/400.000 pezzi richiesti da Cupertino per l’all-in-one con lo schermo più piccolo). Il produttore avrebbe ora ad ogni modo individuato il problema e migliorie in termini di produzione dovrebbero vedersi già dal prossimo mese, permettendo finalmente di raggiungere i volumi richiesti da Apple e la disponibilità in tempi più brevi per le nuove macchine. Con il nuovo iMac Apple ha alzato l’asticella dell’innovazione: lo schermo è più evoluto, l’all-in-one lungo i bordi è spesso appena 5 mm e ha un volume fino al 40% inferiore rispetto alle macchine di precedente generazione: un’impresa di ingegneria e prima ancora d’immaginazione che sta richiedendo uno sforzo non da poco, anche per un colosso come Apple.
[A cura di Mauro Notarianni]