La Danimarca punta alla produzione di energia verde con un’isola artificiale. Sarà costruita nel Mare del Nord, a circa 80 chilometri a largo della costa della penisola dello Jutland, e una volta pronta dovrebbe essere in grado di generare 10 GW che corrisponde all’incirca al fabbisogno energetico di 10 milioni di famiglie europee. Con una superficie di 120.000 metri quadrati, l’isola riceverà, immagazzinerà e trasmetterà energia dai vicini parchi eolici alla costa.
Un progetto, quello annunciato dalla Danish Energy Agency lo scorso mese, che contribuirà al piano danese con cui si prevede di impiegare l’energia eolica in eccesso per far funzionare un elettrolizzatore che estrarrà l’idrogeno dall’acqua di mare senza emissioni di CO2. La posizione geografica del paese infatti contribuisce strategicamente a questo scopo: non solo si trova in una zona favorevole nel Mare del Nord, ma i livelli d’acqua intorno alla costa sono sufficientemente bassi da rendere la costruzione di turbine off-shore semplice ed economica, per altro agevolate dalla rimozione di una serie di barriere legali che ne hanno rallentato la costruzione per diversi anni.
Per quantificare la portata di questa potenzialità basti pensare che nel 2015 i forti venti che hanno circolato nella zona hanno permesso alla Danimarca di generare il 140% dell’energia necessaria per alimentare il proprio paese, dandole così la possibilità di rivendere quella in eccesso ai paesi vicini. Tutta questa sovrabbondanza ha incentivato gli investimenti verso le tecnologie green, tanto che ad oggi da questo punto di vista può essere considerato tra i paesi più all’avanguardia al mondo.
Va inoltre ricordato che la Danimarca è uno dei maggiori produttori di petrolio dell’Unione Europea, e attraverso la costruzione dell’isola artificiale – che dovrebbe essere portata a termine entro il 2033 e il cui costo pare ammonti intorno ai 28 miliardi di euro – contribuirà al rinnovamento della propria industria energetica. La nazione intende interrompere completamente l’estrazione dei combustibili fossili entro il 2050 e ha già smesso di offrire appalti di questo tipo alle aziende che lo hanno richiesto.