Un caricabatteria standard per i dispositivi elettronici, un accessorio USB-C per tutti è l’obiettivo dei parlamentari della Commissione europea che hanno da tempo presentato una proposta di revisione della direttiva sulle apparecchiature radio, le porte di ricarica e la tecnologia di ricarica rapida con l’obiettivo di armonizzare: le porte USB-C dovrebbero diventare il formato standard per tutti gli smartphone, i tablet, le videocamere, le cuffie, gli altoparlanti portatili e le console portatili per videogiochi.
La Commissione propone anche di separare la vendita dei caricabatteria da quella dei dispositivi elettronici, con maggiori vantaggi per i consumatori e una riduzione dell’impronta ambientale associata alla produzione e allo smaltimento dei caricabatteria, sostenendo in tal modo la transizione verde e digitale. Una scelta che Apple ha fatto per prima al mondo eliminando il caricatore (e anche gli auricolari con filo EarPods) dalla confezione degli iPhone a partire dal 2020.
L’Internal Market and Consumer Protection Committe della Commissione ha definito la sua posizione con regole che mirano a rendere superfluo l’alimentatore con ogni nuovo dispositivo acquistato, obbligando i produttori a sfruttare lo standard USB-C. Uniche eccezioni sono concesse per dispositivi troppo piccoli per inetgrare questo tipo di porta, come ad esempio smartwatch, dispositivi per il monitaraggio della salute e alcuni accessori per attività sportive.
Non è tutto. La Commissione vuole anche che i produttori indichino informazioni dettagliate ed etichette chiare che specifichino le opzioni di caricamento e la presenza o no di un caricabatterie al momento dell’acquisto. I produttori dovranno fornire informazioni pertinenti sulle prestazioni di ricarica, indicando tra l’altro la potenza necessaria per ricaricare un determinato dispositivo e se quest’ultimo supporta la ricarica rapida.
Ciò dovrebbe permetere ai consumatori di verificare con maggiore facilità se i caricatori che già possiedono soddisfano i requisiti dei loro nuovi dispositivi o li aiuterà a scegliere un caricabatteria compatibile. In combinazione con le altre misure, questo, secondo la Commissione, permetterà ai consumatori di limitare il numero di nuovi caricabatteria acquistati, con un risparmio di 250 milioni di € l’anno spesi finora per l’acquisto di caricabatteria superflui.
L’idea è di evitare confusione semplificando le decisioni di acquisto. Apple è probabilmete l’unica azienda che potrebbe avere problemi da questa direttiva: non sono più molti i produttori che usano porte proprietarie per il caricamento dei vari dispositivi e l’unica eccezione è Apple con la porta Lightning. Lo scorso anno Cupertino aveva riferito dubbi sulla questione per “rigide normative che impongono un unico tipo di connettore”, soffocando l’innovazione “invece di incoraggiarla”; una scelta che, a suo modo di vedere, danneggerà i consumatori in Europa e in tutto il mondo”.
Apple potrebbe aggirare il problema in futuro se è vero, come riferiscono varie indiscrezioni, che nei futuri dispositivi la porta di caricamento sarà del tutto assente.
La Commissione sembra ad ogni modo concordare con la scelta di Apple di non fornire più di serie l’alimentatore, proponendo di separare la vendita dei caricabatteria da quella dei dispositivi elettronici, con maggiori vantaggi per i consumatori e una riduzione dell’impronta ambientale associata alla produzione e allo smaltimento dei caricabatteria, sostenendo in tal modo la transizione verde e digitale. Si stima che, diminuendo la produzione e lo smaltimento di nuovi caricabatteria, la quantità di rifiuti elettronici si ridurrebbe di quasi mille tonnellate l’anno.
Nel 2020 sono stati venduti nell’UE circa 420 milioni di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici portatili. I consumatori possiedono in media circa tre caricabatteria per telefoni cellulari e ne usano due regolarmente. Ciononostante il 38% dei consumatori dichiara di aver incontrato difficoltà almeno una volta nel ricaricare il proprio telefono cellulare perché i caricabatteria disponibili erano incompatibili.
La situazione è fonte non solo di disagi ma anche di costi per i consumatori, che spendono circa 2,4 miliardi di euro l’anno per acquistare caricabatteria separati non compresi nell’acquisto dei dispositivi elettronici. Le stime indicano inoltre che i caricabatteria smaltiti e non utilizzati rappresentano fino a 11.000 tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno.
Qui una riflessione sull’argomento. Con i nuovi loghi è più facile capire la potenza nominale dei cavi USB-C.