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La CIA ha cercato per anni di craccare la sicurezza di iOS

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Per anni la CIA ha preso di mira iPhone e iPad cercando di capire come infilarsi all’insaputa degli utenti nei prodotti della Mela. È quanto sostiene il sito di notizie investigative The Intercept, basando le affermazioni su documenti ottenuti da Edward Snowden, la “talpa” della NSA con la quale i direttori del sito hanno già lavorato in passato facendo conoscere i programmi di sorveglianza che hanno fatto esplodere il cosiddetto “datagate”. Vari sono stati i tentativi dell’agenzia di spionaggio statunitense, inclusa persino una versione modificata di Xcode (lo strumento usato per sviluppare software per OS X e iOS) installata in qualche modo all’insaputa dei programmatori allo scopo di integrare backdoor nelle applicazioni create da alcuni sviluppatori. Per avere accesso ai dati degli utenti sui dispositivi iOS, la CIA avrebbe percorso varie strade, inclusi metodi che prevedono l’accesso fisico al dispositivo, e altri che prevedono l’accesso in remoto. La versione modificata di Xcode distribuita dall’agenzia permetterebbe di ottenere password, messaggi e altre informazioni da dispositivi con installate app modificate ad hoc e consentirebbe, tra l’altro, di disattivare specifiche misure di sicurezza attivate per default da Apple.

Non è chiaro se la CIA sia riuscita o no a superare le barriere che la Mela ha predisposto ma a quanto pare di capire non ha certamente avuto vita facile. Ancora oggi uffici federali come quelli dell’FBI lamentano “la pericolosità” di funzioni di cifratura integrate in iPhone e iPad, tanto che James Comey, direttore del Federal Bureau of Investigation, ha bollato la funzione come un ostacolo che consente agli utenti di stare al di sopra della legge.

Apple ha sempre negato di avere collaborato con la National Security Agency affermando che in nessuno dei suoi prodotti siano presenti backdoor e di non avere mai permesso alcun accesso ai suoi server. A settembre dello scorso anno, Apple ha aumentato la complessità dei meccanismi di cifratura rendendo impossibile, anche in caso di ordine da parte del governo, accedere ai dati. Parlando di privacy, Tim Cook ha recentemente ribadito come questa sia essenziale nella strategia di Apple. A detta di Cook “nessuno di noi dovrebbe accettare che governi, società o chiunque altro abbia accesso a informazioni private. È un diritto umano basilare. Tutti abbiamo diritto alla privacy e non dobbiamo rinunciare a essa”. E ancora: “Non dobbiamo farci prendere dal panico o permettere di stabilire regole a chi fondamentalmente non conosce i dettagli”.

Parlando degli attacchi alla privacy resi noti negli ultimi anni, il CEO di Apple ha detto: “La storia ci ha insegnato come che le violazioni sulla privacy hanno portato a conseguenze molto pesanti. Non c’è bisogno di guardare molto indietro o essere uno storico per capire queste cose, sono evidenti”, spiegando di non essere disposto a scendere a compromessi sulla privacy in nome dell’antiterrorismo come vorrebbero i governi di Stati Uniti o del Regno Unito.

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