Reuters lo definisce il più importante furto di informazioni della storia: alcuni hacker hanno violato i server della più grande banca statunitense sottraendo informazioni a più di 83 milioni di clienti – 76 milioni di famiglie e 7 milioni di piccole e medie imprese – con una pista che individuerebbe i responsabili in Italia.
A comunicare la notizia la stessa JPMorgan, con una relazione depositata ieri alla Securities and Exchange Commission, con cifre di gran lunga più pessimistiche rispetto a quelle emerse lo scorso giugno, quando il problema era venuto a galla e quando si parlava di “solo” un milione di profili violati.
I responsabili dell’istituto newyorkese, però, anche in questa occasione, rassicurano: nessun dato sensibile è stato rubato. Al sicuro date di nascita, password, codici fiscali e nomi account. Ad essere sottratti solo i loro indirizzi di casa, i numeri di telefono e le email. Tanto più che la banca ha comunicato ai correntisti che non c’è alcun bisogno di cambiare password o impostazioni. resta il fatto che il caso del selfie gate, ha dimostrato che anche da un piccolo spiraglio sia possibile infilarsi per aprire una breccia e, sempre secondo quanto riporta Reuters, gli esperti di sicurezza si aspettano un boom dei tentativi di frode a seguito di questo maxi furto informatico. Non a caso, già dopo i fatti del giugno scorso il Ceo Jamie Dimon aveva annunciato enormi investimenti nel campo della sicurezza (con una cifra che si aggirava intormo ai 200 milioni di dollari) e l’assunzione di nuove figure esperte del settore per creare una sorta di task force interna all’azienda pronta a contrastare ogni tentativo di furto.
Intanto sui media americani iniziano a rimbalzare le ipotesi su cosa esattamente sia successo. Il Wall Street Journal cita fonti che ricondurrebbero l’attacco all’Est Europa, probabilmente alla Russia, mentre il New York Times inizialmente citava anche una fonte che ricollegava il forto ad hacker italiani. Un riferimento poi scomparso nelle successive ricostruzioni del giornale. Intervistati da Stefania Spatti di America 24 del Sole 24 Ore, sul perché di questo cambiamento, dalla redazione del NYT, solo un riferimento ad una fonte anonima. «Ma allora perché avete scritto ‘Italia’? Suggerimenti? – ha chiesto la Spatti – La risposta? Mi spiace, non posso citare le mie fonti».