Gli iPhone 16 in arrivo tra pochi giorni saranno i primi dispositivi Apple a poter scattare le foto in JPEG XL. Già dallo scorso anno grazie ad iOS 17, iPadOS 17 e macOS Sonoma i dispositivi Apple possono visualizzare questo formato, ma ad usarlo completamente (sia in lettura che in scrittura) per la prima volta saranno i nuovi iPhone 16, iPhone 16 Plus, iPhone 16 Pro e iPhone 16 Pro Max.
Si tratta di un aggiornamento che merita un approfondimento perché è davvero tanta roba. È una rivoluzione che parte da lontano e che se avrà il successo del suo predecessore diventerà lo standard almeno per i prossimi due decenni.
Architettura del codec del JPEG
Un po’ di storia
Il JPEG ha più di trent’anni: è arrivato nel 1992 anche se lo si stava studiando già dal 1986, ed è ancora oggi uno dei migliori formati per le immagini digitali, perché offre il giusto bilanciamento tra compressione e qualità.
Non è però mai stato perfetto e lo dimostra il fatto che a volte è necessario affidarsi ad altri formati. Pensiamo al GIF, tra i pochi a supportare le animazioni; oppure al PNG che tiene in memoria il livello per la trasparenza. E PSD, indispensabile se si vuole lavorare su più livelli.
Il nuovo codec di compressione delle immagini JPEG XL parte proprio dall’idea di eliminare questa frammentazione. Così nel 2017 il Joint Photographic Experts Group, il comitato che ha definito il primo standard internazionale di compressione dell’immagine digitale a tono continuo (il JPEG, appunto), ha pubblicato un invito a presentare proposte per lo standard di nuova generazione: JPEG XL.
A quell’appello risposero diverse aziende e si arrivò a stilare una prima bozza nel 2019 che grossomodo accoglieva la proposta denominata PIK di Google e quella chiamata FUIF (che sta per Free Universal Image Format) presentata da Cloudinary.
Il lancio ufficiale di JPEG XL possiamo ragionevolmente datarlo al 30 marzo 2022, ovvero quando è stato formalmente standardizzato il sistema di codifica principale (il formato del file è arrivato poco prima: il 13 ottobre 2021).
A partire da quel momento è iniziato a circolare questo nuovo formato d’immagine avente come estensione la dicitura .jxl
(viene proprio da qui il fatto di chiamarlo anche JXL al posto di JPEG XL, cosa che faremo anche noi nelle righe che seguono).
Il significato del nome
Non lasciatevi ingannare dalla sigla perché XL non significa Extra Large. In realtà la lettera X è stata scelta a rappresentanza dei diversi standard del JPEG (il JPEG XT, il JPEG XR, il JPEG XS, eccetera) mentre l’aggiunta della L nasce dalla speranza che questo nuovo formato sostituisca il JPEG e duri a lungo (Long).
Inoltre sebbene la radice JPEG rimane la stessa, in realtà questi due formati sono completamente diversi, e anche rispetto agli altri formati in circolazione oggi, il JPEG XL promette meraviglie.
Le caratteristiche principali del JPEG XL
Diciamo innanzitutto che per il JPEG XL non c’è royalty, quindi non ci sono brevetti che lo regolamentano o software proprietari (quello di riferimento è il libjxl) da installare per poterlo utilizzare.
La licenza è infatti open source, come accade ad esempio con il WEBP e l’AVIF – che prenderemo come punto di riferimento per un confronto diretto, in quanto sono tra i formati concorrenti attualmente più diffusi sul web – e non come l’HEIC che invece si basa sui codec HEVC/H265 che sono brevettati e il cui utilizzo è quindi legato al pagamento di una licenza.
Cosa cambia con JPEG XL
Partiamo proprio da questo confronto per parlare della differenza principale che si riscontra nel nuovo JPEG XL e che fa da colonna portante di tutto il suo sviluppo. Mentre AVIF e WEBP si basano su codec video, il JPEG XL è stato realizzato appositamente per foto ed immagini.
Questo significa che c’è una minore perdita di qualità rispetto a quella offerta dai codec video, che tendono a “levigare” parti dell’immagine a basso contrasto o poco dettagliate; il che potrebbe essere un problema per molti tipi di foto.
Che fine faranno i JPEG?
Una buona notizia è che se il web e i nostri dischi sono pieni zeppi di foto e immagini JPEG, passare al JPEG XL non solo è facile ma anche conveniente. Esistono già decine di software che si occupano di agevolare la transizione (per Mac c’è ad esempio il JPEG XL Toolbox, ma vi basta cercare in rete con una query come “jpeg to jxl converter mac” per scegliere quello che fa più al caso vostro) e i risultati sono eccellenti.
La conversione infatti avviene senza perdita di dati e con un guadagno in termini di riduzione delle dimensioni dei file che si aggira intorno al 20%. Non solo: poiché la compressione avviene senza alcuna perdita di qualità, dai file JXL si può ritornare al JPEG originale in qualsiasi momento.
Questa compressione risulta perciò vantaggiosa anche per i siti web perché permette di ridurre i costi di archiviazione senza perdere visitatori: basta infatti il solo file JPEG XL per servire la versione JPEG o quella JXL in base al supporto del dispositivo che sta navigando su quella pagina.
JPEG e JXL a confronto
Andiamo ora a snocciolare quelle che sono le peculiarità del nuovo formato confrontandolo al JPEG di cui si appresta a prendere il posto. Per i nuovi iPhone 16 capaci di scattare in JPEG XL infatti non significherà soltanto risparmiare spazio di archiviazione (a proposito di fotografia con i nuovi iPhone 16: tutte le ultime anticipazioni in questo articolo).
Ad esempio scattando in JPEG si ottengono immagini a 8 bit, mentre con JXL si beneficia di una gamma più ampia fino a 32 bit e con supporto perfino all’HDR. Quale che sia l’output scelto, il JPEG volente o nolente comprime le immagini; il JXL invece supporta anche il formato loseless, oppure si può scegliere tra diversi tipi di compressione andando a risparmiare fino al 60% di spazio rispetto al JPEG.
Facciamo un esempio. Immaginate di scattare una foto RGB a 8 bit a 12 MP. Nel momento in cui verrà salvata le sue dimensioni saranno di circa:
- 36 MB senza compressione;
- 15 MB con compressione senza perdita di dati;
- 4 MB con compressione ad alta fedeltà;
- 1 MB con compressione a bassa fedeltà.
Per giunta col JPEG a volte capita che ai bordi compaiano “pixellature” o altri artefatti, specie ad esempio sui banner; con il JXL tutto questo non succede. Il JPEG non supporta il canale per la trasparenza, mentre JXL si, e nel confronto con il PNG (che pure supporta le trasparenze) i file sono mediamente più leggeri del 35%, perciò si caricano prima.
Inoltre mentre il JPEG è un formato disponibile soltanto per le immagini statiche, il JXL supporta anche le animazioni, come il GIF.
JXL a confronto con WEBP e AVIF
Vediamo adesso cosa cambia rispetto agli altri formati concorrenti. Come il JPEG anche il JXL supporta la decodifica e il rendering progressivo, e anche in questo caso è una buona notizia per tutte quelle immagini pubblicate sul web con questo formato.
Rispetto ad esempio al WEBP, oggi usatissimo online soprattutto perché Google tende ad avvantaggiare nel ranking i siti web che usano questo formato, significa che con JXL una prima base dell’immagine si caricherà subito, migliorando gradualmente la qualità fino a raggiungere quella finale.
Di contro il WEBP carica le immagini “a strisce”, perciò per poter visualizzare interamente la foto bisogna attendere il completamento del download. Una vera scocciatura sui dispositivi più vecchi, per chi naviga su reti sovraccariche o chi ha una connessione lenta.
Il JXL è anche molto flessibile in quanto supporta i livelli e i canali aggiuntivi come le maschere: questo significa che può essere una valida alternativa a formati come il PSD. Può anche archiviare in memoria il canale CYMK, che è particolarmente utile in ottica di stampa.
Ne avevamo bisogno? Assolutamente si
Tutte queste caratteristiche di JXL ben si comprendono dando un’occhiata al web e a come è evoluto nel corso degli anni. Vi basti sapere questo: nel 2010 una pagina web mediamente pesava 500 kb; nel 2020 la media è di 2 MB.
Con questo nuovo formato quindi non solo non si rinuncia alla compatibilità coi dispositivi che non possono supportarlo, ma ne basta uno per tutti, e in tutto il web si risparmieranno milioni di GB di spazio (e i server ringrazieranno).
I problemi di oggi, e come risolverli
Purtroppo il JXL è lungi dall’essere perfetto, ma dentro c’è la chiave per poterci arrivare piano piano, senza dover stravolgere tutto un’altra volta.
Il suo problema più grande oggi è che rispetto al WEBP (2010) e all’AVIF (2019) è nuovo, perciò al momento le applicazioni che lo supportano sono ancora poche. Una grossa spinta gliela darà sicuramente Apple, che ha già cominciato l’anno scorso aggiungendo il supporto su iOS, iPadOS e macOS e che coi nuovi iPhone 16 lo farà usare anche per gli scatti.
Inoltre ad oggi l’AVIF risulta essere più leggero quando si ha a che fare con immagini poco dettagliate (su quelle con risoluzioni più grandi JXL offre invece un aspetto migliore e un peso minore).
L’AVIF però è più lento e consuma di più sia in fase di codifica che in quella di decodifica, quindi è il meno efficiente in termini di risorse. In questo JXL è migliore, ma il WEBP li batte ancora tutti e due.
Come dicevamo però JXL non è ancora sconfitto e nel tempo potrebbe “auto-correggersi”: questo codec infatti è progettato per far si che in futuro vi si possano implementare nuove funzionalità senza stravolgere tutto.
Dove è già supportato il JPEG XL
Per quanto riguarda i browser, come dicevamo, Safari lo supporta già dal 2023 e nel momento in cui scriviamo sono in grado di visualizzare immagini in questo formato anche Thorium, Waterfox, Firefox Nightly e Pale Moon.
Delle applicazioni che supportano il JXL invece oggi abbiamo Camera Raw, Photoshop e Lightroom ma anche GIMP, Krita, Darktable, FFmpeg, ImageMagick, GDAL e Affinity 2. Tra i sistemi operativi attualmente invece è incluso in iOS 17, macOS 14, OpenMandriva e KaOS.
I nuovi iPhone 16 che scatteranno anche in JPEG XL sono in arrivo: qui trovate tutto quello che sappiamo fin’ora, mentre in questo articolo abbiamo approfondito il discorso dal punto di vista della fotografia.