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Jony Ive se n’è andato frustrato e amareggiato dalla Apple di Tim Cook

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Jony Ive è frustrato e amareggiato dalla Apple di Tim Cook, una società completamente diversa da quella che era sotto la guida di Steve Jobs. Senza dubbio il guru del design ha lasciato Cupertino perché stanco del lavoro intenso e di tabelle di marcia massacranti in quasi 30 anni di carriera folgorante, ma a queste motivazioni se ne aggiungono altre non meno importanti, anzi. È questo il quadro che fa della partenza di Ive l solitamente attendibile Wall Street Journal in un articolo pubblicato nel corso della notte.

Il giornale descrive l’addio di Ive come qualche cosa che è iniziato anni fa, poco dopo il lancio dell’Apple Watch e qualche cosa di inevitabile, dettato da stanchezza fisica ma anche da disillusione morale.

Sotto la guida di Steve Jobs, è l’opinione del WSJ, Apple è rinata innovando e rischiando, creando prodotti da sogno, sotto la visione di Jobs e il design concepito da Jony Ive e dalla sua fedele squadra di collaboratori. Alla scomparsa del leggendario Ceo e sotto la guida di Tim Cook, Apple ha iniziato a perdere visione del suo fondatore, per trasformarsi in una società più focalizzata sul business tradizionale. In primo piano non ci sono più l’immaginazione, il design e il rischio, ma massimizzare resa e profitti degli asset esistenti, ridurre i costi e aumentare l’efficienza, dove il ruolo e il potere dei designer, un tempo assoluto (“non dobbiamo far irritare gli dei”, dicevano i tecnici quando si trattava di assumere una decisione…) è migrato inesorabilmente ai manager, esperti di marketing, finanza e gestione. E otto questo non poteva piacere, ovviamente, a Ive.

Questo retroscena sulla fuoriuscita di Jony Ive non sorprende gli appassionati Apple di lungo corso, ma in realtà è rimasto un argomento pressoché ignoto all’esterno di Cupertino, in circolazione solo tra i collaboratori di Ive e le alte sfere di Apple. I dettagli vengono alla luce grazie ad alcune interviste del Wall Street Journal che riporta due episodi emblematici.

Il punto di rottura più grave tra Jony Ive e la Apple dell’era Tim Cook è rappresentato da Apple Watch. Mentre Ive era affascinato dalle possibilità offerte dall’elettronica miniaturizzata per creare un dispositivo indossabile funzionale che fosse allo stesso tempo un oggetto di lusso e di moda, un sistema di trasferire la tecnologia di iPhone al polso, gli altri manager lo concepivano come un accessorio da abbinare a iPhone, in grado di trainare le vendite dello smartphone. Un sistema per aumentare i profitti, capitalizzando su qualche cosa di sicuro ed già affermato.

Da qui è nato un compromesso. Un dispositivo connesso ma con occhio strizzato al lusso. Ive si è buttato su queste basi a capofitto nel progetto Apple Watch fin dal 2013 occupandosi non solo del design ma anche dell’interfaccia utente, facendo assumere l’amico Marc Newson che aveva già disegnato orologi rettangolari, oltre che assicurando l’assunzione di Angela Ahrendts, CEO di Yves Saint Laurent per occuparsi della parte commerciale. Al lancio, Apple Watch era proposto con prezzi a partire da 350 dollari ma fino anche a modelli in oro da 17mila dollari. Il risultato? 10 milioni di unità vendute nel primo anno, molte ma solo un quarto delle previsioni di Cupertino ma migliaia di modelli in oro invenduti.

La stanchezza e la frustrazione di Ive si sono aggravati prima e dopo il lancio di Apple Watch. Mentre Steve Jobs visitava spesso il design team di Cupertino, Tim Cook si è visto solo raramente, per non dire quasi mai, lasciando così il team profondamente demotivato.

Un anello ideato da Jony Ive e Marc NewsonIl secondo episodio che dimostra l’amarezza e la frustrazione di Jony Ive è una riunione svoltasi alla vigilia del decimo anniversario di iPhone, in un club esclusivo di San Francisco. Ive aveva già rinunciato agli impegni quotidiani nel campus di Apple e spesso lavorava dalla sua casa e dal suo studio nel centro della città.

Non solo Ive è arrivato in ritardo di tre ore a quel che doveva essere la più importante riunione operativa intorno ad un lancio di prodotto dalla nascita di iPhone, ma nella alla fine della riunione il designer se ne andò senza essersi pronunciato sulle novità viste e senza nemmeno rispondere alle domande dei progettisti software, lasciando tutti i presenti frustrati. In molti si sono chiesti come mai Ive fosse arrivato a questo punto, pensando che se ne fosse già andato ma che non era ancora disposto a cedere le redini.

Questo episodio in particolare viene considerato emblematico della disconnessione crescente ai vertici di Cupertino ma invisibile all’esterno della società, una erosione costante della magia creata da Jobs e Ive, una formula che aveva reso Apple una delle società USA più di successo di sempre. La trasizione di Apple da società innovatrice e all’avanguardia nel design, a una multinazionale concentrata su business e gestione, concentrata ad evitare rischi e massimizzare profitti. Si è venuta così a creare una frattura insanabile tra la Apple di Tim Cook e Jony Ive, quest’ultimo da sempre visto come la personificazione vivente dell’idea di Apple nell’era Steve Jobs.

Steve Jobs ha lasciato Apple facendo in modo che Jony Ive godesse della più completa autonomia, per fare in modo che i sogni dei prodotti perfetti e il design continuassero a essere al primo posto in Apple. Ma secondo il WSJ la società si è completamente trasformata sotto la guida di Tim Cook, un Ceo interessato solo dal punto di vista speculativo, in funzione del profitto, al design e non moralmente impegnato nel perseguire rischiosi progetti che potrebbe portare verso l’ignoto, lasciando frustrati Jony Ive e la sua leggendaria squadra di designer.

Non è un caso che Ive abbia progressivamente ridotto i suoi incarichi quotidiani in Apple, e che nel corso del tempo diversi membri di quel team abbiamo rassegnato le dimissioni.

Gli iPhone 2018 saranno presentati il 12 settembre?Cook ha avvertito il disagio di Jony Ive e ha fatto tutto il possibile perché rimanesse nella società, prima concedendo l’abbandono degli impegni quotidiani a Cupertino e poi anche assicurandogli compensi record, superiori agli altri top manager. Ma anche se Ive lavorava da San Francisco gli impegni di lavoro non sono in pratica diminuiti, aumentando stanchezza e frustrazione del designer, allo stesso modo si è diffuso un certo malcontento tra gli altri top manager per il divario dei loro compensi con quello di Ive.

Si arriva così alla separazione consensuale degli scorsi giorni: Jonathan Ive non sarà più un dipendente Apple entro quest’anno ma con il suo nuovo studio di design LoveFrom, non a caso ispirato da Steve Jobs, continuerà a progettare e disegnare per Cupertino, perché la multinazionale si è assicurata di essere il primo e più importante cliente di Ive con un budget milionario già stabilito.

Ma, alla luce di quanto appreso finora da collaboratori di Ive e altri dipendenti della società, la fuoriuscita di Jony Ive viene interpretata come la conferma definitiva della nuova era di Apple sotto la guida di Tim Cook. Prodotti sogno e design stellare sono il passato, perché la nuova Apple è tutto business ed operazioni.

Se volete saperne di più di Jonathan Ive, Macitynet ha decine di articoli che riassumono il suo lavoro, parlano delle sue interviste e permettono così di farsi un quadro di chi è stato e di chi sarà anche in futuro Jonathan Ive.

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