Jonathan Ive, Chief Design Officer di Apple, è stato intervistato da Smithsonian Magazine, un evento nel corso del quale ha ancora una volta parlato del suo lavoro per il nuovo campus di Apple e dell’ultimo smartphone della Mela, iPhone X.
Come già accennato in una precedente intervista, Ive ha detto di essere entusiasta dello spazio dedicato al design che avrà a disposizione presso l’Apple Park perché consentirà ai vari membri del design team di lavorare insieme. Esperti di design industriale, font, motion graphics e nel design di interfacce potranno riunirsi, interagire in nuovi modi e condividere idee.
Nelle aree dell’Apple Park dedicate al design saranno disponibili anche molte fresatrici per la creazione di prototipi, macchine utensili che Ive ritiene parte integrale del processo di progettazione. “Penso che capisci davvero un materiale, le sue proprietà, i suoi attributi e – cosa importante – le opportunità che il materiale offre, se lo lavori direttamente tu stesso” ha detto Ive. “Il punto più importante nell’intero processo è quando creai il primo modello. Forse ci piacerà o forse no, ma il primo modello che fai cambia tutto”.
“We have so much trust as a team, that we don’t censor our ideas.” – Jonathan Ive, Chief Design Officer of @Apple, describing the creative process and dynamics of his team, “The best ideas come from the quietest voice. If you’re not listening, you’ll miss it.” #atHirshhorn pic.twitter.com/4dj1efGvs7
— Hirshhorn (@hirshhorn) November 29, 2017
Parlando di iPhone X, Ive ha spiegato che il design interamente in vetro e frontale tutto schermo è qualcosa al quale Apple “aspirava da anni”. Facendo un confronto, Ive ha criticato il precedente design dell’iPhone che rispetto al nuovo dispositivo dà la sensazione di un componente un po’ incoerente alloggiato in un contenitore.
Come già altre volte dichiarato in passato, Ive ha spiegato che nella fase formativa della sua infanzia aveva scoperto la passione per la progettazione. Come figlio di un argentiere che ha anche insegnato alla locale università, Ive ha potuto conoscere i principi base dell’arte e del design. Nei periodi natalizi, il papà lo portava nell’officina della scuola dove aveva modo di costruire di tutto, da semplici mobili, ai go-kart, alle case sull’albero.
Dialogando dell’amore per il design e del suo mandato in Apple, Ive dice di trovare ancora stimolante il processo che porta a nuove idee e alla loro esecuzione. “Amo che il giorno prima non c’era un’idea. So che può sembrare ingenuo ma non è incredibile? Martedì pensavi che non si prospettasse nient’altro che un po’ di pressione e mercoledì arriva un’idea”.
Con una squadra di 20 industrial designer, Ive trasforma idee da parole in schizzi, e poi in prototipi. Il procedimento è inizialmente un’esclusiva, ha spiegato lo Chief Design Officer di Apple, e solo un piccolo gruppo di persone lavorano e comunicano sul nocciolo dell’idea. Solo quando il primo modello vero e proprio è pronto, l’idea astratta comincia a diventare qualcosa di tangibile e si cominciano a coinvolgere nel procedimento molte più persone.
Molte delle persone del suo team lavorano insieme da venti anni. “Il vantaggio è che abbiamo così tanta fiducia come team da non censurare le nostre idee perché siamo nervosi o spaventati dalla possibilità che qualcosa possa sembrare assurda o non molto convincente”. “È questa fiducia e non la competizione che consente ai concept di prendere forma”. “Alcune delle migliori idee arrivano da piccole voci” ha spiegato ancora Ive, lasciando immaginare che all’interno del gruppo si dà ascolto anche alle idee più modeste.
L’intervista è stata registrata da molti partecipanti e può essere ascoltata per intero su vari canali, incluso SoundCloud a questo indirizzo.