“Vuoi passare il resto della tua vita a vendere acqua zuccherata oppure vuoi un’occasione per poter cambiare il mondo?” Con questa frase ad effetto l’allora giovanissimo Steve Jobs convinse l’incerto John Sculley allora presidente di PepsiCo ad abbandonare una carriera folgorante nel marketing della famosa bibita concorrente della Coca-Cola per entrare nel vorticoso mondo dell’informatica.
Nessuno, nemmeno i due protagonisti della vicenda, avrebbe potuto prevedere che da lì a pochi anni l’esperto Sculley e una cordata di dirigenti a lui fedeli avrebbero prima confinato e poi detronizzato l’ingombrante Jobs. Nel decennio targato Sculley la storia di Apple non ha brillato per successi e riconoscimenti, in ogni caso l’appassionato Ceo di Apple è stato uno dei principali sostenitori del progetto Newton e allo stesso Sculley è attribuita la paternità del termine Personal Digital Assistant siglato PDA, utilizzato per indicare prima il Newton e poi tutti i dispositivi tascabili come il Palm e i numerosi altri che sono seguiti.
In una intervista rilasciata a techradar l’ex Ceo di Apple lascia completamente alle spalle le vicende del passato e dichiara tutta la sua ammirazione per l’iPhone e per il genio di Steve Jobs.
Secondo Sculley il lancio di iPhone è, se possibile, ancora più importante del primo Apple II e persino del Mac: “Il genio di Steve Jobs consiste nella sua abilità di utilizzare la tecnologia per creare prodotti che segnano svolte culturali fondamentali. Il Mac ha definito la tecnologia personale e l’iPhone definisce la tecnologia intima, privata, come convergenza di comunicazione, contenuto e localizzazione”.
Sculley dichiara che nessuna società che sviluppa dispositivi mobile è in grado di replicare la miscela di Jobs interamente basata sull’esperienza di utilizzo, sul design ricercato e senza alcun compromesso. Interessanti le dichiarazioni che riguardano il Newton di fatto il primo computer palmare della storia realizzato quando Apple era da lui gestita: “£ra l’idea giusta ma mancavano il talento di Jobs e la tecnologia: miniaturizzazione, telefoni cellulari digitali, il Web e i chip di memoria erano ancora lontani a venire”.
Sculley ricora inoltre che il processore ARM oggi utilizzato negli iPhone e in numerosi dispostivi portatili era stato creato appositamente per il Newton e che Apple era proprietaria del 47% della società ARM. Cupertino in seguito ha venduto la propria quota per 800 milioni di dollari, oggi solo una frazione del valore complessivo. Con questo resoconto Sculley sembra voler giustificare i suoi sforzi a favore del Newton: nonostante l’insuccesso commerciale del primo palmare con la Mela, l’operazione non è stata un fallimento completo per Apple.
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