Steve Jobs non fu mai licenziato. Se ne andò di sua volontà da Apple. È questa la del tutto inedita versione di uno dei capitoli fondamentali della vicenda della Mela e, per come andarono successivamente le cose, dell’intera storia dell’elettronica di consumo, raccontata da uno dei due protagonisti della stessa: John Sculley.
John Sculley, CEO di Apple dal 1983 al 1993, ha smentito la versione fin qui conosciuta dell’addio di Jobs – raccontata più volte non solo da Jobs stesso, ma anche da innumerevoli libri e testimoni – a Praga, durante un’intervista nel corso dell’Engage 2015 Conference. “Steve – ha detto Sculley – non fu mai licenziato. Si prese un anno sabbatico ed era ancora Presidente del Consiglio di Amministrazione. Aveva il morale a terra, nessuno l’allontanò ma era fuori dal Mac, sua creatura, e non mi perdonò mai per questo. Avviò la NeXT e fu denunciato dal consiglio per avere assunto ingegneri Apple, ma non fu mai licenziato da Apple”.
La versione di Jobs era, come noto, del tutto diversa. Parlò più volte di quel “devastante” momento, la più nota e diretta delle quali nel famoso discorso del 2005 ai neolaureati di Standford: “Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione – il Macintosh – un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni quando fui licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona (Sculley, appunto, NDR) – che pensavamo fosse di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante”.
Nella parte finale del suo discorso, Jobs spiegò che il licenziamento fu in realtà una fortuna inaspettata: “Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita”; Jobs fondò in quel periodo la NeXT e poi comprò Pixar.
Quel che dice Jobs sembra più convincente di quel che sostiene Sculley. È infatti difficile capire perché se non c’era stato nessun contrasto e non era stato allontanato, il consiglio denunciava il co-fondatore dell’azienda mentre era ancora Presidente e quest’ultimo già assumesse ingegneri per una nuova impresa.
Sculley comunque ha più volte ammesso che allontanare Jobs fu un errore. “Ci ripenso e credo sia stato un mio grande errore. L’America delle multinazionali aveva una mentalità laica, non c’era la passione che vediamo oggi con questo rispetto per i fondatori. Rimuovere un fondatore, anche se non è stato mai licenziato, fu un errore”.
Per ironia della sorte, nel corso dell’intervista, Sculley ha recentemente raccontato di come sta assumendo ex dipendenti Apple per la sua ultima impresa, Obi Mobiles, società nata per sviluppare un dispositivo Android a basso costo per i paesi in via di sviluppo.
È bene anche ricordare che Jobs, in uno degli ultimi incontri con Walter Isaacson, suo biografo, parlava anche lui di “errore” in riferimento a quell’episodio, anche se lo sbaglio era Sculley: “Sulle ragioni per cui società come IBM o Microsoft sono andate in declino ho una mia teoria. L’azienda fa un ottimo lavoro, fa innovazione e acquisisce il monopolio, o qualcosa di simile, in un certo settore. A quel punto la qualità dei suoi prodotti perde importanza. L’azienda comincia a puntare sui grandi venditori, perché sono loro che sanno fare i grandi profitti, non i designer e gli ingegneri che lavorano ai prodotti. Così la gestione della società finisce nelle mani di venditori …. Quando alle redini di un’azienda finiscono i venditori, le persone che si occupano del prodotto cessano di avere peso, e molti si chiamano fuori. Così è stato alla Apple quando è entrato Sculley, che fu un mio errore”.