Nonostante l’implementazione della crittografia di WhatsApp, totale ed end to end, John McAfee dichiara che con il suo team composto da altri 4 esperti di sicurezza è riuscito ad accedere e leggere un messaggio inviato con una delle principali piattaforme di messaging al mondo. L’eccentrico imprenditore ha subito precisato però che l’accesso non autorizzato ai messaggi protetti non è possibile su iOS ma solo su Android, il sistema operativo mobile che fa funzionare circa il 90% degli smartphone e dei tablet in circolazione.
Le nuove dichiarazioni di John McAfee sono accolte con dubbi e perplessità anche nel mondo della sicurezza informatica: ormai da anni il nome di McAfee, un tempo associato a una delle aziende più importanti e rispettate al mondo in questo campo, è rimbalzato ripetutamente nei notiziari e nella cronaca per una serie di episodi controversi e soprattutto per una corposa serie di dichiarazioni audaci.
In ogni caso sembrerebbe che questa volta l’hack sia stato effettivamente realizzato, almeno in base agli indizi comunicati. John McAfee ha dichiarato a Cybersecurity Ventures che la falla sfruttata non richiede il root dei due terminali e che una società di analisi forensi ha già analizzato i due smartphone confermando l’avvenuto hack, rilevando la presenza di uno spyware e anche di un keylogger per captare gli inserimenti dell’utente.
McAfee precisa che il problema non è di WhatsApp bensì di Android, con alcune gravi vulnerabilità che Google dovrebbe risolvere al più presto, dichiarandosi disposto a collaborare sia con WhatsApp che con Google per chiudere la falla scoperta. Infine McAfee precisa che l’operazione non è stata realizzata per puntare alla vendita della scoperta e a un profitto e che comunicherà più dettagli solo dopo aver incontrato Google e WhatsApp.