“Non sono in pericolo di vita e il cancro non ha avuto metastasi o una ricaduta”. A parlare, cercando di mettere a tacere una volta per sempre, le voci sul suo stato di salute questa volta è Steve Jobs in persona. L’occasione è stato un colloquio “semi-privato” con Joe Nocera, un giornalista del New York Times. Il colloquio va definito come tale e non come intervista, perché in realtà nell’articolo pubblicato nel week end dal prestigioso giornale americano, nonci sono, per esplicita richiesta dello stesso Jobs, citazioni di discorso diretto o esplicite affermazioni del Ceo di Apple, ma solo la notizia di una telefonata che Nocera ha ricevuto da Jobs per cercare di rimettere in carreggiata il carrozzone dei mezzi di informazione che continuano a lanciare ipotesi (alcune delle quali francamente assurde) sullo stato di salute del fondatore di Apple.
Tutto è cominciato con una serie di articoli pubblicati dallo stesso Nocera, uno dei più acidi commentatori sulle scelte intraprese da Apple in merito alla vicenda. In particolare il giornalista ha sottolineato più volte come l’eccessiva segretezza e la riluttanza a dare informazioni sullo stato di salute di Jobs sarebbe una infrazione delle regole dettate alle società che operano in borsa. In termini pratici gli azionisti di Apple, secondo Nocera, hanno diritto, per legge, di sapere perché Jobs è apparso tanto magro durante l’ultimo discorso alla WWDC vista la rilevanza che il Ceo ha per le sorti dell’azienda. Quel che scrive Joe Nocera non può facilmente passare s
otto silenzio. Si tratta infatti di super-star del giornalismo americano. à stato dal 1978 al 1980 cronista al Washington Monthly, poi ha scritto per Newsweek, New England Monthly, Texas Monthly. La svolta è arrivata con Condé Nast e GQ, e soprattutto con la sua rubrica “storica” per il mensile di attualità maschile e per Esquire che è stata pubblicata fino al 1995. Quindi, dieci anni a Fortune, il famoso mensile che indica letteralmente (anzi, numericamente) quali sono le aziende che contano in America e nel mondo. à stata forse la rilevanza della figura di Nocera a spingere Jobs in persona, stimolato (op forse stizzito) dai continui attacchi, ad alzare la cornetta del suo telefono per chiamare Nocera accusandolo di raccogliere informazioni da fonti non attendibili e di distribuire opinioni senza fondamento.
Jobs avrebbe definito il giornalista “slime bucket” un termine sostanzialmente intraducibile ma che si può rendere come collettore di schifezze (anche se in inglese l’epiteto suona più forte, qualche cosa del tipo “pozzo nero”), rifiutando l’epiteto di “arrogante che pensa di essere sopra la legge”, che poi era la sostanza degli articoli di Nocera.
Jobs avrebbe poi accettato di raccontare al giornalista quello che l’ha portato al forte dimagrimento notato nei giorni scorsi, chiedendo però che non venisse rivelato nel dettaglio.
“Da quel che ho saputo – dice Nocera – nulla contraddice quanto abbiamo scritto io e Markoff (il giornalista che aveva parlato proprio sul NY Times di un intervento chirurgico non correlato al cancro e volto a rimediare alcuni problemi alimentari di Jobs, NDR). I problemi di salute di Jobs derivano da ben altro che un semplice malanno di stagione, ma non minacciano la vita di Jobs e non derivano da una ricaduta del tumore al pancreas”.
L’ipotesi che Apple potesse avere dei problemi alimentari e di dieta che derivano dall’operazione di rimozione del tumore al pancreas erano state riportate da Fortune già lo scorso 13 giugno. In quella occasione si faceva riferimento alla procedura di Whipple praticata durante l’intervento chirurgico che determina problemi di carattere gastrico permanenti con un forte dimagrimento appena dopo l’intervento.
Nella maggior parte dei casi il peso si stabilizza entro due anni, in altri casi il problema è persistente e si somma ad una sensazione di spossatezza. Jobs potrebbe rientrare in questa casistica ed essere stato costretto ad un intervento chirurgico per tentare di rimediare ai postumi della procedura di Whipple.
Ricordiamo che a rilanciare l’ipotesi di un Jobs malato gravemente è stato il New York Post, un periodico che, non solo per quanto riguarda le cose di casa Apple ha dimostrato in passato di azzeccarne poche, ma che è noto per dare un taglio scandalistico ai suoi articoli. Sorprendentemente l’articolo del Post era stato ripreso dalla Reuters che pur non aggiungendo nulla alle voci (tutte rigorosamente di fonte anonima) finiva per dare spessore e autorevolezza ad esse.
Il fatto che tutto questo sia accaduto nel giorno stesso della presentazione dei risultati fiscali era stato giudicato come piuttosto sospetto visto che avrebbe esposto il fianco alle manovre di qualche speculatore che avrebbe potuto abbassare il valore del titolo Apple per acquistarlo a prezzo più economico.