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Steve Jobs ammonì Zuckerberg nel 2010 «Attento alla privacy»

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Facebook presenta dei rischi per la privacy e Steve Jobs lo sottolineò fin dal 2010, Zuckerberg presente, quando il social network non era neppure lontanamente quel che è oggi. Il fondatore di Apple ebbe modo di presentare la sua visione su questo delicato aspetto, in questi giorni in primo piano per lo scandalo Cambridge Analytica, durante “D: All Things Digital” organizzato da Walt Mossberg e Kara Swisher.

In occasione della conferenza D8, D: All Things Digital, l’allora CEO di Apple affrontò vari argomenti, tra cui il declino di Adobe Flash che pure era sul banco degli imputati per vari aspetti in termini di sicurezza e di privacy. Poi parlando proprio di riservatezza dei dati Jobs disse: “Privacy significa che le persone devono sapere cosa stanno accettando quando si iscrivono a qualcosa, ripetendolo loro usando parole semplici. Ritengo che le persone siano intelligenti e alcune accettino di condividere più dati rispetto ad altri. Chiedetelo. Chiedetelo sempre. Fate anche in modo di non chiedere più nulla se queste si stancano di vedere continuamente le vostre richieste. Indicate loro precisamente cosa farete con i loro dati”.

Il giornalista Walt Mossberg chiese a Steve Jobs il suo pensiero su preoccupazioni concernenti la privacy in merito a Facebook e Google e se il problema era visto in modo diverso nel mondo della Silicon Valley. “La Silicon Valley non è un blocco monolitico – rispose Jobs mentre in mezzo al pubblico si trovava anche Mark Zuckerberg, che era una sorta di golden boy del mondo hi-tech, molto elogiato in prospettiva futura ma considerato allora alle prime armi – abbiamo sempre avuto un punto di vista molto diverso sulla privacy rispetto ai nostri colleghi”.

zuckerberg-facebook

Steve Jobs parlò dell’approccio Apple, in particolare dei servizi di localizzazione evidenziando che qualsiasi app che chiede accesso a questi dati deve essere prima approvata dall’utente. A tutt’oggi l’utente deve scegliere le app autorizzate ad accedere alle informazioni archiviate sul dispositivo iOS che consentono a siti web e app (tra cui Mappe, Fotocamera, Meteo e altre) di usare le informazioni provenienti da reti cellulari, Wi-Fi, GPS (Global Positioning System) e Bluetooth per determinare la posizione approssimativa dell’utente.

Il CEO di Facebook, come accennato, è da giorni sotto pressione e per la questione Cambridge Analytica dovrà testimoniare anche al Congresso USA. La commissione Giustizia del Senato statunitense ha fissato al 10 aprile una udienza sul “futuro della privacy dei dati e sui social media” chiamando all’appello i tre top manager di Facebook, Google (Sundar Pichai) e Twitter (Jack Dorsey).

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