In un momento in cui negli Stati Uniti si riaccendono le tensioni razziali a seguito dell’uccisione a Sant Luis di un giovane afroamericano da parte della polizia, il Financial Times riprende l’appello del reverendo Jesse Jackson alle aziende della Silicon Valley perché aumentino nelle file dei loro dipendenti il personale appartenente a minoranze etniche. «Hanno i migliori e i più intraprendenti ricercatori del mondo. Sanno dove trovarli, eppure, guardano all’Asia, invece che dalle parti di Oakland», ha detto non senza un velo di ironia Jackson.
Negli ultimi mesi il reverendo – che è stato uno dei principali collaboratori di Martin Luther King – è stato molto attivo su questo fronte incontrando più volte rappresentanti di Google, Facebook, Hp ed Apple. In queste aziende, come per la maggior parte di quelle de settore tecnologico in Usa, la presenza afroamericana è molto bassa: circa il 5% di media, anche se nella popolazione totale del Paese pesano per il 13%.
Una campagna che non ha lasciato indifferenti i vertici delle multinazionali. Apple, anche su pressione di due gruppi di azionisti, ha attivato una sezione sul sito ufficiale, dedicata proprio ad un osservatorio sulla diversità, non solo razziale, ma anche di genere. I dati pubblicati da Cupertino raccontano di una forza lavoro composta negli Stati Uniti per il 55% da bianchi, il 23% asiatici, l’7% ispanici e solo il 6% neri. Meglio di altre aziende: in Facebook solo il 4% della forza lavoro è ispanica e il 2% afroamericana, in Google il 1% afroamericana e 2% ispanica. Eppure i dati ancora ancora non soddisfano Apple, che sembra avere preso sul serio il rimprovero di Jackson.
« Crediamo profondamente che l’inclusione ispira l’innovazione. – ha scritto Tim Cook -. La nostra definizione di diversità va ben oltre le tradizionali categorie di razza, sesso ed etnia. Comprende le qualità personali che solitamente non sono misurabili, come l’orientamento sessuale, lo status di veterano, e disabilità. Chi siamo, da dove veniamo, e quello che abbiamo sperimentato influenza il modo in cui percepiamo i problemi e come li risolviamo. Noi crediamo nel celebrare la diversità e in questa investiamo. Permettetemi di dire in anticipo: in qualità di Ceo, io non sono soddisfatto dai numeri di questa pagina. Non sono una novità per noi, e abbiamo lavorato duramente per un bel po ‘di tempo per migliorarli».