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Jeff Bezos: come Kindle nessuno mai

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Kindle è appena entrato nel radar del mondo esterno, quello che vive una vita normale e non si nutre di tecnologia dalla mattina alla sera, pur utilizzandola in scala sempre maggiore. Kindle, insomma, è diventato “mainstream”: la gente, soprattutto negli Usa, adesso sa di che cosa si tratta e molti stanno cominciando a comprarlo.

Jeff Bezos adesso scatta al contrattacco e critica tutti i nuovi apparecchi che stanno facendo capolino sul mercato, in risposta al primario istinto capitalistico di andare a occupare qualsiasi nicchia e spazio potenzialmente redditizio, o almeno provarci. Perché reagisce Bezos? Perché ha ben chiaro cosa sta succedendo, e ha intenzione di impedire che accada.

Amazon in questo momento è in vantaggio sul mondo. Ha sorpassato Philips, che aveva creato i suoi costosissimi lettori digitali e che poi ha dovuto fare uno spin-off per cercare di dare spazio alla sua tecnologia (iRex). Ha sorpassato Sony, che aveva costruito il primo eReader su ampia scala ma che, come al solito, non aveva capito un tubo e perso l’occasione storica (niente Wi-Fi, niente possibilità  di installare formati aperti fin dal primo giorno, nessun appoggio con un grande venditore di libri per creare il catalogo). Ha sorpassato i piccoletti che producono aggeggi per le nicchie. Però.

Adesso Amazon ha messo le sue carte sul tavolo, ha due apparecchi, uno grande e uno piccolo per pubblici e usi diversi, ha articolato la sua (costosa) offerta commerciale, e sta procedendo alla fase due del piano: dopo la definizione della strategia, la creazione delle alleanze e delle pre-condizioni di mercato e dopo il lancio del prodotto, sta avanzando diritta nella strada della esecuzione: vendere, vendere, vendere. Però.

Adesso, arriva la concorrenza vera. Adesso arrivano i piccoletti che non seguono i dettami della tecnologia scelta da Amazon, cioè e-Ink della start up di Boston che prepara la costosa e lenta ePaper in bianco e nero (anzi, toni di grigio) e con schermo a matrice passiva, senza touch. I piccoletti, e tra loro ci sono anche tizi come Fujitsu con il suo FLEPia, stanno lavorando alla realizzazione di nuove tecnologie concorrenti e alternative. Questo non va bene, pensa Jeff Bezos. Perché? Ve lo spiego in altre parole, così ci capiamo meglio.

Avete presente la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta? Fu un periodo magico per i collezionisti di home e personal computer. Non perché ci fossero molti più brand e modelli sul mercato rispetto ad adesso. Ma perché i modelli erano totalmente diversi e incompatibili. Si andava dal Commodore 64 allo Zx Spectum, dall’Intellivision all’Apple I e II. Dall’Adam della Coleco al Robotron 1013 al Cbm 8032 fino all’Ibm 5150. Insomma, un carnaio e una festa per gli occhi, una gioia per il collezionista.

àˆÂ necessario che vi racconti anche che da quella storia si uscì fuori con l’annuncio di uno standard da parte di Ibm, cioè il P.C. (scritto così, con le maiuscole e i punti) nel 1981, a cui si aggiunse l’accordo con l’allora minuscola Microsoft per fornire il sistema operativo degli “IBM compatibili”, cioè il Ms-Dos prima e Windows dopo. E che tutto questo si è trasformato in uno dei più spettacolari monopoli della storia del business mondiale, grazie al quale oggi Microsoft vale in borsa più di 186 miliardi di dollari (Ibm ne vale “solo” 140, Apple 121) e tutti gli altri sono scomparsi o quasi?

Ecco, Jeff Bezos percepisce dall’odore del vento e dalla direzione delle onde del mare e da pochi altri segnali analoghi che forse questo è il suo momento di essere come Erode-Bill Gates, e ammazzare nella culla tutti quelli che possono minacciare il suo regno futuro. Il predominio della carta digitale in un mondo che, totalmente inconsapevole e “pecorone”, rischia di adottare come standard universale una tecnologia proprietaria e mettersi quindi, di nuovo, nelle mani di un unico potenziale e micidiale monopolista.

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