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Jeff Williams e Tim Cook, due facce della stessa medaglia: la fantasia non è al potere

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Jeff Williams non è un uomo di prodotto come Jobs, bensì un uomo-operazione come Tim Cook. E’ quanto emerge dalla profonda analisi di Bloomberg sull’attuale chief operating officer di Apple che, con il recente addio di Jony Ive, assume ruoli più rilevanti all’interno dell’azienda di cui fa parte dal lontano ‘98.

Quel che il giornalista si chiede è cioè se Jeff Williams, che tra gli altri ha co-creato l’Apple Watch e che controlla le operazioni globali dell’azienda, ora sia anche capace di fare le scelte giuste per quanto riguarda il design e gestire tutto ciò che gli è stato affidato a seguito dei recenti cambiamenti interni, che di fatto lo hanno reso la seconda persona più importante dell’azienda dopo Tim Cook.

Ma per rispondere a questa domanda non basta capire chi è Jeff Williams o analizzare alla sua storia, ma bisogna prima conoscerlo e guardare come lavora. E’ infatti qui che emergono molte somiglianze con l’attuale amministratore delegato della Mela, tra efficienza operativa e temperamento che cozzano invece con il modo di lavorare del più visionario Steve Jobs, che Apple non l’ha solo controllata ma l’ha proprio creata da zero.

A parlare di Jeff Williams come uomo sono diversi colleghi di lavoro, attuali e non. In totale anonimato hanno raccontato di come egli si sia negli anni distinto come un leader modesto, disciplinato ma allo stesso tempo esigente, proprio come Tim Cook. Sa negoziare con i fornitori e rispetto al CEO di Apple ha un maggiore senso pratico quando si parla di sviluppo del prodotto.

Durante lo sviluppo di Apple Watch revisionava settimanalmente i progressi fatti dal punto di vista del design facendone poi rapporto a Tim Cook, con metodo e diligenza. Insomma, internamente è considerato una delle “scelte forti” che portano ad ottenere il lavoro migliore.

Se è vero che con Tim Cook ci sono molte somiglianze, allora ci sarebbe da aspettarsi grandi cose, quantomeno nei prossimi anni. Da quando Cook ha infatti preso le redini, Apple ha più che raddoppiato il proprio valore di mercato ed è riuscita a perseguire la vendita dei propri dispositivi nella fascia più alta del mercato. Soltanto negli ultimi tempi le vendite di iPhone si sono stabilizzate e l’attenzione è stata spostata nei mercati emergenti come India e Cina.

Ma se allarghiamo il punto di vista, sin da quando Apple si è salvata dalla bancarotta (era la fine degli anni ‘90), l’azienda è riuscita a trasformare i propri prodotti (generalmente costosi) in successi internazionali soprattutto grazie al design con cui essi erano stati sviluppati. Il merito andava principalmente dato al lavoro di Jony Ive, fortemente influenzato da Jobs e per questo considerato da molti come l’ultimo “genio di prodotto” della Mela.

Le responsabilità di Jeff Williams spaziano dalla gestione completa di Apple Watch alla supervisione dell’intera catena di produzione, all’approvigionamento dei materiali, alle ricerche sulle funzioni e sulle app legate a salute e fitness fino all’assistenza clienti AppleCare. Come Tim Cook – si legge – ha un talento nel guardare, ascoltare e porre domande acute. Ma a giudizio di chi ci lavora vicino il nuovo ruolo non gli si addice «Viene dal lato delle operazioni e le metriche applicate lì spesso hanno ben poco a che fare con quel che si dovrebbe fare con il design».

I nuovi incarichi prevedono infatti che supervisioni lo sviluppo di tutti i prodotti hardware Apple, organizzando riunioni settimanali per valutarne i progressi: un processo formalmente chiamato “NPR” o “New Product Review” e che da poco alcuni dipendenti hanno ironicamente rinominato in “Jeff Review”. Certo è che l’impegno c’è tutto: durante lo sviluppo degli AirPods alcuni dipendenti avevano infatti notato che Williams continuava ad indossare le cuffie con filo di Apple invece dei nuovi perché non era ancora contento della vestibilità del modello wireless.

Apple ha già i piani per il successore di Tim Cook e dei top manager

Un ex dirigente afferma di essere comunque meno preoccupato per le capacità di Williams quanto piuttosto di quelle dei manager che gli fanno rapporto. Sostiene cioè che i nuovi team leader Evans Hankey e Alan Dye sono “un passo indietro” rispetto ad Ive in termini di abilità progettuale, anche se ritiene che il flusso di lavoro potrebbe essere comunque più semplice ora che viene diviso tra più persone «Prima quelle persone erano pseudo-responsabili perché Jony Ive poteva comunque prevalere su di loro in qualsiasi momento».

Secondo le dichiarazioni degli intervistati, Tim Cook non sembra essere sulla buona strada per il prossimo futuro e la promozione di Jeff Williams rappresenterebbe una scommessa a lungo termine «Jeff è fatto per il 95% da operazioni e per il 5% dal prodotto. Apple è ormai diventata una società operativa». Quel che sostengono in molti è che non c’è necessariamente bisogno di un CEO visionario se ne è comunque presente uno all’interno della società con cui l’amministratore delegato possa lavorare.

«E il problema è proprio questo: ora che Jony Ive se ne è andato» si domanda Michael Gartenberg, ex dirigente del marketing di Apple «Chi è ora il visionario che guiderà l’azienda verso il prossimo grande prodotto?»

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