Jawbone – società che si era fatta notare per alcuni bracciali smart e altri prodotti quali speaker e cuffie senza fili – ha cessato le sue attività nel 2017 dopo avere avviato le procedure di liquidazione, con relative comunicazioni ai creditori, e ora risorge dalle ceneri con il solo obiettivo di spillare soldi a Apple e Google.
Nel 2015 Jawbone aveva portato in tribunale i concorrenti di Fitbit, accusati di aver trafugato segreti industriali e di avere violato alcuni brevetti sulla raccolta di dati biometrici. Il procedimento si è conclusa dopo una lunga battaglia a metà del 2016 con una vittoria per Fitbit, che nel frattempo aveva fatto causa a sua volta, lasciando Jawbone con le tasche vuote e portandola alla bancarotta.
Sia Google, sia Apple hanno avuto modo di valutare i brevetti e comprare gli asset dell’azienda in liquidazione, ma non l’hanno fatto e – secondo Jawbone Innovations LLC (attuale titolare dei brevetti dell’ex azienda) – i due colossi sfruttano loro idee senza pagare il dovuto.
A riferirlo è Bloomberg spiegando che oggetto del contendere sono otto brevetti relativi a tecnologie di riduzione del rumore nelle cuffie, smartphone e altri ancora legati a dispositivi connessi in casa.
Un portavoce di Google ha riferito che l’azienda contesterà le rivendicazioni difendendosi “con vigore”. La causa è stata intentata in uno stato americano noto per la sua benevola predilezione per i troll dei brevetti. A maggio Samsung è stata oggetto di un reclamo simile su due brevetti legati alla cancellazione del rumore e siamo in attesa della sentenza di un tribunale del Marshall (Texas), anche questo noto per essere “patent-friendly” con i patent-troll.