Dopo le ultime indiscrezioni sull’iWatch in ritardo, che potrebbe essere rilasciato solo a dicembre di quest’anno, arrivano conferme sui dubbi che tale slittamento aveva già paventato: le scorte del dispositivo per il 2014 saranno davvero limitate. Ed infatti, secondo l’analista Ming-Chi Kuo, saranno soltanto 3 milioni le unità spedite, metà delle quali senza vetro zaffiro.
In una precedente nota agli investitori, una copia della quale è finita tra le mani di Appleinsider, Kuo di KGI Securities aveva dichiarato come il mercato si aspettasse tra le 5 e le 10 milioni di unità iWatch prima della fine dell’anno. Le recenti indiscrezioni sul ritardo della produzione e, conseguentemente, del rilascio del dispositivo sugli scaffali, avrà come naturale conseguenza una scarsità di scorte nei negozi. Le aspettative precedenti, pertanto, dovranno essere ridimensionate a sole 3 milioni di unità.
Per di più, secondo lo stesso analista, Apple dovrà anche affrontare problematiche relative ad una lenta produzione dello smartwatch per via del vetro zaffiro. E così, per prevenire eventuali rallentamenti, la metà degli iWatch finiti entro l’anno sarà disponibile con una copertura in vetro, piuttosto che con zaffiro. La stessa fonte, inoltre, rivela che mentre la società TPK fornirà il modulo di contatto interno per iWatch, mentre la laminazione del modulo tattile e dei display avverrà ad opera di LG.
A conti fatti, quest’ultimo report non fa altro che confermare le presunte difficoltà riscontrate da Apple per la produzione di iWatch. La principale problematica consisterebbe proprio nella difficoltà di creare parti e materiali necessari alla costruzione dello smartwatch. Più nello specifico, sarebbe il display Amoled curvo, ricoperto di vetro zaffiro, a generare le preoccupazioni della società, che fino ad oggi aveva impiegato quest’ultimo materiale solo per piccole porzioni, come per il rivestimento protettivo del Touch ID implementato su iPhone 5s. Che sia da 2,5 o anche solo da 1,6, la superficie da ricoprire con vetro zaffiro è certamente più ampia di quella richiesta per il sensore di impronte digitali dell’ultimo modello di smartphone Apple.