I servizi cloud di Apple si estendono e in tutti i principali paesi del mondo sono a disposizione ormai sia iTunes Match che la possibilità di sincronizzare musica e video. Solo in alcuni paesi di minore rilevanza queste funzioni non sono ancora disponibili o lo sono in misura ridotta e tra queste nazioni, purtroppo, troviamo anche l’Italia.
La prova che quando si tratta di contenuti in digitale e, dunque, anche di innovazione il Belpaese appartiene al novero delle nazioni di coda ci viene sbattuta crudemente in faccia dal primo documento ufficiale in cui vengono specificati i paesi in cui risultano disponibili i servizi iTunes Cloud e anche iTunes Match.
Apprendiamo da qui che iTunes Match è disponibile in 17 nazioni: Australia, Belgio, Canada, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Messico, Nuova Zelanda, Slovacchia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Come dire che l’Italia è l’unico grande (per dimensioni del mercato e numero di abitanti) paese europeo a non avere il servizio
Per quanto riguarda i servizi di iTunes Cloud per la sincronizzazione automatica e la possibilità di ri-scaricare musica, video musicali, spettacoli TV, app e libri sono disponibii in forma completa solo in Australia, Canada, Regno Unito, Stati Uniti, ma questo solo perchè in alcune nazioni gli spettacoli TV non sono disponibili. Praticamente in tutti i paesi (tra cui Spagna, Belgio, Svizzera , Franci, Germania, Irlanda, Malta ecc. ecc.) dove sono disponibili, invece, film e video musicali questi si possono sincronizzare on the cloud. Tutti, tranne, ovviamente, l’Italia…
Solo il Giappone, tra i grandi paesi che possono produrre un significativo ritorno economico per i fornitori di contenuti, è nelle condizioni del nostro paese, ma probabilmente per ragioni di contenuti stessi, creati appostamente per quel mercato e di nessun interesse altrove, sia per i contratti con le potentissime discografiche locali che sotto questo profilo possono esser ee restano molto chiuse e protezioniste, al contrario di quel che dovrebbe essere l’Europa dove esisterebbe, almeno sulla carta, un mercato comune.
La ragione per cui i clienti italiani non posso usufruire di quel che hanno Svizzeri, Francesi, Tedeschi o Spagnoli, e magari anche Brasiliani, Messicani, Slovacchi e Maltesi, solo per citare qualcuna delle nazioni che hanno tutti i servizi iCloud disponibili, non è dichiarata formalmente da nessuno, ma probabilmente non si sbaglia se si accusa non tanto Apple, quando il sistema di gestione del copyright del nostro paese storicamente farragginoso, complicato, burocratizzato ed estremamente impermeabile alle novità e all’innovazione, capace di resistere in maniere che risultano sempre più misteriose alle cadute delle barriere doganali, alle regole sulla libera circolazione di merci e servizi e ai costanti richiami dell’UE in materia.
In passato questo monolite sospettoso di qualunque cosa che avesse a che fare con lo svecchiamento del sistema distribuitivo ed estremamente geloso di prerogative e privilegi, oltre che goloso di profitti, si è più volte dimostrato incapace di programmare il suo futuro, arroccandosi (con la complicità del Legislatore) sulla conservazione usando il maglio costituito codicilli e tasse.
La speranza di chi i contenuti è disponibile ad acquistarli e vuole farlo nella maniera più semplice e funzionale possibile è che chi regola il mercato si ricordi di quante volte in tempi anche recentissimi è stato travolto dagli eventi sia per un mix di incapacità di prevederli che di volontà di negarli.