L’Italia è un paese in cui Internet, la banda larga, la ricerca e lo sviluppo, le discipline tecnico-scientifiche non trovano ancora abbastanza spazio e si conferma tra gi ultimi stati europei per l’uso della rete e per gli investimenti nell’innovazione. A dipingere questo (ammettiamolo, un po’ triste) ritratto italiano, non sono degli inguaribili pessimisti, ma i numeri presentati da Istat nell’ambito di Noi Italia 2016.
Se con Noi Italia 2016 sono state rese note cento statistiche per capire il Pese, inquadrando diversi aspetti economici, sociali, demografici e ambientali, i dati riferiti al settore dell’innovazione, della scienza e della tecnologia hanno immediatamente – insieme con le notizie relative al numero sempre più basso di matrimoni e di figli a carico – attirato l’attenzione di giornalisti e politici, tanto da sollecitare una reazione repentina del premier Matteo Renzi, che ha risposto lanciando il piano Banda Larga per poterare internet ultra-veloce in 224 città italiane in tre anni.
I dati dell’ambito relativo a scienza, tecnologia e innovazione non sono assolutamente negativi. Si registra, infatti, un trend positivo per quanto riguarda l’utilizzo di Internet: negli ultimi tre anni, oltre nove imprese italiane su dieci con almeno dieci addetti si connettono a Internet tramite la banda larga fissa, il personale impegnato in attività di ricerca e sviluppo è aumentato del 2,7 per cento rispetto al 2012, dal 2006 è aumentata considerevolmente la quota di famiglie che dispongono di una connessione veloce per accedere a Internet da casa. Nonostante queste note positive, la situazione italiana è tra le peggiori in Europa: gli utenti del web sono il 60,2 per cento della popolazione e solo il 40,3 per cento si connette quotidianamente.
“L’Italia assieme alla Grecia occupa la terzultima posizione nella graduatoria relativa gli utenti di internet, mentre Lussemburgo e Danimarca hanno raggiunto valori prossimi alla saturazione. La percentuale di famiglie italiane che accede a Internet mediante banda larga è inferiore alla media europea, mentre i tassi più elevati si registrano nel nord Europa”, si legge nei commenti alle statistiche.