L’Islam lancia il suo anatema contro Pokémon GO, il gioco del momento, paragonandolo a un’attività blasfema pari a quella del consumo di alcol. A scagliarsi contro il gioco di Niantic e Nintendo sono gli imam turchi e il centro Al Azhar del Cairo, alcune fra i principali rappresentanti del mondo islamico sunnita, che pare non abbiano gradito l’avvento delle sfere poké.
Abbas Shouman, vicecapo ed assistente dell’imam di Al Azhar, ha paragonato l’attività di gioco a quella di bere alcol, pratica notoriamente proibita a chi segue la religione musulmana: il videogioco “influenza la mente in modo negativo e fa male al giocatore e agli altri senza che ne ve sia consapevolezza” dice l’autorità religiosa sventagliando la sua fatwa contro il gioco mobile.
Secondo l’opinione dei religiosi la tecnologia dovrebbe essere utilizzata solo per facilitare le attività delle persone, e non per diletto: se così utilizzata, la tecnologia (ed in questo caso il gioco Pokémon GO) potrebbe distrarre le persone dal loro dovere, fra cui lavoro e preghiera, diventando un’ossessione e una pratica blasfema.
Dello stesso parere anche se per motivazioni differenti è l’unione degli imam locali in Turchia, Diyanet-Sen, contrariati dal fatto che molte moschee siano state “invase” da persone interessate non alla preghiera ma a catturare i Pokémon localizzati all’interno dell’edificio: “Questo mina l’importanza e il significato delle moschee, che sono i più bei luoghi di preghiera dell’Islam. Voglio che sia vietata in Turchia”, ha detto Mehmet Bayaraktutar, capo di Diyanet-Sen.
Insomma, il successo del gioco sta generando non solo una nutrita schiera di appassionati ma anche alcuni detrattori, che sembrano intenzionati a dar battaglia al nuovo, grande successo di Nintendo.