La tassa globale sulle multinazionali che punta direttamente ad Apple, Google, Microsoft e molti altri colossi ancora, non piace all’Irlanda. La notizia è tutt’altro che sorprendente perché fin dagli anni ’80 il regime fiscale ultra agevolato, con una imposizione ridottissima, è stato impiegato in Irlanda come strumento per attrarre investimenti e sedi delle grandi società statunitensi e non solo, creando nel tempo una sorta di paradiso fiscale alle porte dell’Europa che ha creato milioni di posti di lavoro.
Ed è proprio in Irlanda che Apple convoglia il fatturato miliardario generato dalle vendite dei suoi prodotti in praticamente tutte le nazioni europee, così come fanno la maggior parte delle multinazionali in Irlanda o altri paradisi fiscali. La strategia paga perché le procedure sono sempre in regola con le normative locali e internazionali, infatti si parla di elusione fiscale e non di evasione. È per questa ragione che Apple ritiene di aver versato tutte le tasse dovute secondo la normativa locale e si oppone al maxi rimborso di 13 miliardi di euro in tasse arretrate richiesto dalla Commissione europea.
Il problema è noto da decenni ma solo recentemente le nazioni che ne escono penalizzate hanno iniziato a lamentare i mancati introiti del fisco per fatturati miliardari delle multinazionali generati sul proprio territorio, ma tassati dove più conviene. L’accordo preliminare raggiunto nell’ultimo G7 punta a risolvere la questione con la proposta di istituire una tassa globale sulle multinazionali. L’idea di una riforma del sistema fiscale delle multinazionali è già stata indicata più e più volte da Tim Cook.
L’amministrazione Biden degli USA ha proposto una tassa identica per tutti e ovunque del 21%, ma le discussioni con Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Giappone e anche Italia, oltre che al resto dell’Unione europea, hanno portato il G7 ha indicare una tassa globale delle multinazionali pari al 15%.
Naturalmente l’Irlanda, come parte della EU, dovrebbe incrementare la tassazione attuale del 12,5% delle multinazionali portandola al 15%, ma il ministro delle Finanze ha già dichiarato che l’Irlanda non è d’accordo, come riporta Business Insider, e che farà tutto il possibile per poter raggiungere una sorta di compromesso. «Spero che si possa raggiungere un accordo che riconosca il ruolo della legittima concorrenza fiscale per le economie di piccole e medie dimensioni» ha dichiarato il ministro delle Finanze irlandese Paschal Donohoe.
I timori sono fondati: se davvero la tassa globale sulle multinazionali verrà approvata e messa in vigore da un vasto numero di nazioni, per Apple, colossi hi-tech e in generale per le multinazionali avrà meno senso costituire sedi in Irlanda o in altri paradisi fiscali.
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