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iPhone “telefono casa” ecco la vera verità 

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Il punto è che questa cosa dell’iPhone che viene spiato è stata fraintesa*. Ma parecchio anche. E le cose non stanno neanche lontanamente così come viene scritto nei giornali soprattutto italiani (perlomeno, quelli accessibili in rete qui dal Giappone, gli altri probabilmente hanno preso il buco). Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza.

E non stiamo parlando di considerare il fatto che Steve Jobs la cosa dell'”intercettazione” l’abbia detta en passant in una intervista al Wall Street Journal, che ha visto bene, perlomeno in prima battuta, di non farci né il titolo né un sommario o un richiamino, perché tutti hanno sistemi di questo tipo (Nokia può anche far esplodere i telefoni a distanza, così come fa Toshiba con le sue batterie per portatili che s’incendiano). E neanche che la modalità  di spionaggio non è quella scoperta dal sedicente hacker ed esperto di sicurezza (quello che ha trovato l’indirizzo web sui server di Apple che in realtà  si occupa di tutt’altro, cio; di proteggere le API riservate della parte core del sistema operativo) o che i siti e i giornali americani non siano “impazziti” per la notizia e gli stanno dando la stessa rilevanza dedicata alle politiche di welfare statale nei programmi dei candidati alla presidenza Usa).

Non stiamo neanche parlando della manciata di applicazioni sinora rimosse dal negozio online App Store: la prima, quella “I Am Rich”, che è una vera e propria mini-truffa a danno dei clienti (mille dollari per un software che non fa niente se non dimostrare di avere una certa liquidità  a disposizione: rimossa ieri con anche le proteste di parecchi clienti tra cui un paio truffati). La seconda NetShare per connettere l’iPhone al computer e fargli usare la connessione Internet del primo (rimossa, rimessa, rimossa definitivamente ma mai cancellata dai telefoni di chi l’aveva acquistata). Per un riepilogo di tutte le applicazioni rimosse da App Store rimandiamo a questo precedente articolo di Macity.

Di cosa stiamo parlando, allora? La spiegazione di Steve Jobs è una sottile foglia di fico che copre le pudenda del re: la “leva” (il kill-switch che Apple spera di non dover mai usare ma che “sarebbe stato da irresponsabili non mettere”) sostiene Jobs che sarebbe necessaria per poter salvare la situazione se qualche malintenzionato riuscisse a far passare attraverso le maglie dei controlli preventivi una applicazione “cattiva” che rubi dati riservati o cose del genere, levando a posteriori la suddetta applicazione incriminata e giudicata senza possibilità  di appello.

Ebbene, è evidente che le cose non stanno così. Qui, signori e signore, si parla d’altro. E nei prossimi giorni i fatti daranno ragione a quanto si sta per scrivere: non solo l’iPhone spia i suoi utenti, ma in tasca avete Steve Jobs in persona che vi guarda. E che ha cominciato, dalla sua postazione nel bunker sotterraneo di Cupertino dove vive oramai recluso da settimane circondanto da monitor Apple da 30 pollici e seduto su una pigna di server DotMac dismessi (peccato perché erano quelli buoni), a telefonare agli utenti meno duttili nell’uso dell’iPhone per spiegargli come si fa.

Il problema, hanno scoperto gli uomini del marketing di Phil Schiller (in vacanza in località  ignota e deciso a non tornare a Cupertino in tempi brevi per i motivi che tra breve capirete), è che questa iniziativa voluta da Steve Jobs in persona nonostante il parere contrario di tutta la divisione Pr e marketing sta generando un po’ di effetti secondari e non molto positivi.

Non tanto e non solo gli articoli a tutta pagina sui quotidiani in Italia, che hanno impatto alquanto limitato, visto che all’estero quello che scrivono i nostri giganti del giornalismo interessa meno della pagina di annunci personali dei settimanali diocesani camerunensi, ma soprattutto per una particolarità  del carattere dello stesso Jobs.

Il fatto è che l’uomo monitora centinaia e centinaia di iPhone contemporaneamente, legge gli sms, ascolta le telefonate (tutte in parallelo su un impanto con cinquecento casse diverse che cambiano trasmissione ogni 0,42 secondi), guarda su simulazioni virtuali del telefono quali programmi girano, com’è orientato l’accelerometro, dove sono poggiate le dita del cliente e quante sono. E, quando Steve percepisce che c’è un disturbo più intenso del solito nella forza, cosa fa? Ma telefona all’utente, ovviamente, per spiegargli paternamente e benevolmente dove sbaglia e come fare a operare correttamente l’apparecchio.

Circa una volta ogni pochi secondi, quindi, Steve fa partire la telefonata ed esordisce nella sua caratteristica voce appena sporcata dall’accento californiano: “Hello, this is Steve Jobs. Am I speaking to…”. Il problema è che chi risponde di solito lo manda subito a quel paese o (peggio) non lo riconosce e chiede con chi diavolo stia parlando, chi gli abbia dato il numero di telefono e no, non compro niente e non rompetemi più le scatole. Negli altri venti e passa mercati dove l’iPhone viene adesso commercializzato (compresa la Gran Bretagna), poi, neanche capiscono quando Jobs parla per evidenti problemi linguistici. E questo fa terribilmente arrabbiare Steve Jobs, che ha un caratteraccio, e che finora ha adoperato due tecniche per sfogare il crescente nervoso. O esce un attimo dal bunker (la botola apre accanto a una siepe nell’area esterna del parcheggio di Infinite Loop dove solitamente si nascondono i dipendenti che fumano) e licenzia tutti quelli che becca a fumare, giardiniere compreso.

Oppure, pigia il malefico pulsante “kill switch” del telefono usato dall’utente incriminato. Che in realtà  Steve ha voluto perché serve prima di tutto a cancellare fino all’ultimo bit dei contenuto dell’apparecchio (remote wipe), poi apparire scritte piene di insulti in inglese a tutto schermo (presto anche in altre 18 lingue), infine prendere fuoco al telefono.

Martedì, cioè ieri, un altro manager del marketing di Apple si è messo in malattia mentre tre ragazze delle Pr sono uscite dall’ufficio annunciando che avrebbero cercato un monastero in Grecia, in Italia o nello Utah dove ritirarsi fino a che le acque non si saranno calmate. Per noialtri cronisti e soprattutto utenti, vale solo il consiglio di restare ad aspettare e capire quanto durerà  questa fase abbastanza particolare. Intanto, sappiate che se avete comprato l’iPhone, avete anche Steve Jobs in tasca. Che vi guarda. E forse vi chiama. O magari vi manda solo un sms di auguri il giorno del vostro compleanno. Chi può dirlo?

* Se volete conoscere la vera vera verità  vi consigliamo di leggere questo articolo che spiega i dettagli tecnici del NON problema di privacy relativo all’iPhone.

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