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iPhone sbaraglia il Nokia N97

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Se l’€™N97 doveva essere la risposta di Nokia all’€™iPhone la voce del nuovo telefono di fascia alta del costruttore finlandese è giunta flebile al mercato che ha snobbato l’€™ambizioso lancio orchestrato in occasione della sua immissione nei canali di vendita. Ecco quello che emerge dai dati di Gartner che in queste ore ha reso noti i dettagli di vendita del secondo trimestre nel campo della telefonia mobile.

Il flop del touch phone di Nokia appare evidentissimo quando si mettono a confronto i numeri conseguiti con quelli realizzati del cellulare di Apple: 500mila pezzi contro un milione nel solo week end di lancio di iPhone 3GS. L’€™indubitabile sconfitta, giunta pur a fronte di una massiccia campagna mediatica, secondo Carolina Milanesi, research director di Gartner, è un segnale da tenere in considerazione: «Se Nokia vuole rilanciare il suo marchio – scrive l’€™analista in una nota – e rilanciare l’€™entusiasmo degli investitori, deve trovare il giusto prodotto di fascia alta (che evidentemente non è incarnato dall’€™N97 Ndr) e focalizzarsi maggiormente sui servizi». In questo modo secondo Carolina Milanesi migliorerà  il prezzo medio per terminale e cresceranno i margini.

L’€™insuccesso dell’€™N97 è il sintomo di una difficoltà  globale che colpisce Nokia nel settore degli smartphone. Nel secondo quarto del 2009 la società  finlandese, pur ancora prima nella classifica mondiale dei cellulari intelligenti, ha ottenuto il 45% del mercato, ma lo scorso anno era al 47,4%. Dietro, seppure ancora a distanza, incalza Rim con il 18,7% (lo scorso anno era al 17,3), mentre Apple è al 13,3% con 5,404 milioni di iPhone venduti. Per Cupertino, il confronto con il 2008 non ha molto senso perché lo scorso anno il suo telefono nel secondo trimestre era disponibile ancora in pochi paesi del mondo e aveva solo il 2,8%. «Per vedere il pieno potenziale di Apple – dice ancora Carolina Milanesi – si deve attendere il terzo quarto del 2009»

Vanno bene le cose anche per HTC, principale (addirittura unico per i mesi passati) produttore di cellulari Android che cresce leggermente, ma per il futuro le cose dovrebbero essere più difficili per la società  taiwanese che a causa di alcuni ritardi nel lancio di prodotti non solo non riuscirà  a raggiungere il previsto 10%, ma dovrebbe assestarsi al di sotto della quota del 6% toccata nel trimestre di giugno.

La battaglia nel campo degli smartphones è uno dei fattori cruciali nella storia della telefonia cellulare. àˆ infatti in questo ambito che i produttori riescono ancora a spuntare margini di profitto interessati a fronte di un sistema che paga fortemente la crisi economica mondiale e che è costretta a puntare su prodotti a basso costo e che generano profitti ristretti e mettono in crisi i bilanci, come ben sa Nokia che non solo perde terreno su tutto il settore della telefonia (39,5% del mercato lo scorso anno, 36,8% quest’€™anno), ma poggia il venduto su grazie a quei telefoni di fascia bassa che così poco producono in termini di profitto, al contrario dei touch phones e dei cellulari con tastiere Qwerty.

Gli smartphones stanno cominciando a diventare un elemento importante anche sotto il profilo numerico, visto che, sempre secondo i dati di Gartner hanno, superato i 40 milioni di unità  su 286 milioni di telefonini venduti, ma soprattutto crescono (+27%) mentre il resto della telefonia cala (-6,1%).

La debolezza di Nokia sta aiutando Samsung che è arrivata al 19,3% del mercato (lo scorso anno era al 15,2%) con 55 milioni di telefoni venduti grazie ad alcuni cellulari azzeccati con tastiera Qwerty e schermo sensibile al tocco; va bene anche LG che supera i 30 milioni; la società  coreana assedia Nokia dall’€™altro fronte, quello dei cellulari di fascia entry level che hanno successo su alcuni mercati dei paesi in corso di sviluppo. Motorola dimezza la sua quota di mercato (da 30 milioni a poco meno di 16 milioni) e ormai si qualifica come un produttore regionale, focalizzato eminentemente nelle Americhe. In Europa dell’€™ovest la società  delle alette ha venduto meno di un milione di unità . Solo la debolezza della più vicina avversaria, Sony Ericsson, ha consentito a quello che un tempo era il secondo produttore al mondo di cellulari di non perdere la quarta posizione nelle vendite.

A proposito di Sony Ericsson la Milanesi annota nel suo rapporto un calo di 2,8 punti percentuali nelle vendite lo scorso anno ma una perdita in volumi del 41%. Anche la joint venture nippo-svedese, come Nokia, ha commesso errori strategici: «Sony Ericsson – si legge in un comunicato – ha mancato di sfruttare gli elementi chiave del trend generale che richiede prodotti con tastiere Qwerty per l’€™email, per la consultazione di Internet e la navigazione GPS»

àˆ interessante annotare i dubbi di Gartner sulle possibilità  di successo di Palm. Il lancio del Pre è stato sostenuto da una forte attenzione dei media, ma ‘€œal registratore di cassa’€ i risultati non sono stati entusiasmanti. «Si tratta di circa 205mila unità  dice Roberta Cozza, un’€™altra analista di Gartner – che collocano Palm al 10° posto nella classifica degli smartphones. Rimaniamo per ora cauti sulla possibilità  per il Pre di avere appeal al di fuori del mercato americano, dove il marchio è meno forte’€

Complessivamente per la seconda parte del 2009 la sfida, secondo Gartner, si giocherà  sulle funzioni che più di altre vengono richieste dai clienti: schermi touch, interfaccia accattivante e un solido ecosistema che si basa su contenuti e offerta di applicazioni. «Un altro fattore chiave – dice la Milanesi – sarà  guadagnarsi un rapporto leale e solido con gli operatori. Nel secondo semestre – aggiunge l’€™analista – i carrier guarderanno con crescente interesse a chi produce e-book readers e netbook dando il via al sussidio di questi dispositivi nel tentativo di far crescere il business del broadband mobile. Questo significa meno denaro per alimentare la crescita del mercato di cellulari e smarphones. Da parte loro i produttori di dispositivi da tasca si troveranno sotto pressione per consegnare al mercato telefoni meno costi ma sempre più ricchi di funzioni»

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