Poco prima del lancio di iPhone 15, arrivano cattive notizie dalla Cina sempre più avviluppata da un’ondata nazionalista . Il governo ha deciso di vietare gli iPhone ai dipendenti delle agenzie governative, azione che sembra una ritorsione per rispondere a misure analoghe prese da Washington contro Huawei o alla stretta sull’esportazione di semiconduttori ed altre tecnologie considerate sensibili.
Bloomberg riferisce che il ban cinese verrà esteso anche alle aziende controllate dallo Stato e altri ambienti considerati “sensibili” nei quali l’iPhone sarà vietato. Una notizia che ha allarmato gli investitori. Nel momento in cui scriviamo, Apple brucia 200 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.
“La Cina significa circa 40-50 milioni di iPhone per Apple”, riferisce Bank of America, stimando “dalle 5 alle 10 milioni di unità” la perdita nelle vendite se il ban sarà confermato e conseguentemente fatto rispettare. “Inoltre”, scrive un analista in una nota riportata da investing.com, “se gli iPhone saranno messi al bando anche nei luoghi di lavoro (come ipotizzato dal Wall Street Journal, ndr) l‘impatto per Apple potrebbe essere ancora maggiore, vista l’elevata propensione degli utenti cinesi a possedere e trasportare con sé più telefoni“. E ancora: “Stimiamo che ogni milione di iPhone venduti, si traduce in circa un centesimo di utile per azione.
Già da tempo Pechino aveva limitato l’uso degli iPhone ai funzionari governativi; a nulla è valsa l’eliminazione dall’App Store di app non gradite al Dragone, la creazione di server in loco per iCloud e le visite di Tim Cook dopo la revoca delle restrizioni anti Covid.
Un altro problema, segnalato da Mark Gurman in un articolo, è il crescente nazionalismo da parte dei consumatori. Sia esso indotto dalle azioni e dall’ideologia forgiata nel corso degli ultimi mesi dal governo, questo atteggiamento che spinge a comprare prodotti locali (tra cui ad esempio gli smartphone Huawei) rappresenta un secondo problema potenzialmente anche più serio di quello causato dal bando governativo agli iPhone.
Gurman fa notare che un’ondata simile a quella che si sta intravedendo oggi si era percepita ad inizio 2019 causando un calo di vendite per due anni consecutivi. Se iPhone dovesse essere vittima di una simile situazione nel contesto del lancio di iPhone 15 e iPhone 15 Pro, le speranze dello smartphone di recuperare terreno dopo due trimestri consecutivi di calo, potrebbero svanire.
La Cina è cruciale per Apple, mercato importantissimo che vale circa il 19% dei ricavi. e quindi l’impatto sui conti di Apple potrebbe essere notevole: analisti di Bank of America prevedono più di 20 milioni in meno gli iPhone spediti nel 2024.
Visto che però, almeno per qualche anno, tutte le fabbriche più importanti di Apple resteranno in Cina. alcuni osservatori del mercato pensano che non sia opportuno per il governo spingersi troppo oltre con l’attacco ad Apple. Se la Mela perdesse mercato ci sarebbero a rischio decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro.