Dall’inizio dell’anno la domanda di smartphone in Cina segna un forte rallentamento che nel mese di aprile ha toccato il picco di -34%: l’andamento negativo degli smartphone in uno dei mercati più grandi e importanti al mondo preoccupa tutti i marchi di elettronica di consumo, ma secondo gli analisti la crisi in corso colpirà prima e in modo più pesante marchi e terminali Android di fascia bassa, meno invece i terminali di punta più costosi in cui rientra Apple con iPhone.
Secondo i dati ufficiali comunicati dalla China Academy of Information and Communications Technology, affiliata con il Ministero dell’Industria e Information Technology, nei primi quattro mesi dell’anno le spedizioni di smartphone in Cina sono diminuite del 30% per un totale di 86 milioni di unità, come segnala The Wall Street Jorunal. Il picco negativo è stato rilevato nel mese di aprile con un totale di 17,7 milioni di unità, quindi con un calo delle spedizioni del 34% rispetto allo stesso mese del 2021.
La causa scatenante è individuata nelle limitazioni e nei blocchi totali di attività e produzione imposti dal governo per le nuove ondate di pandemia di Covid in Cina. A questo si aggiunge anche la scarsità di chip e componenti che limita la produzione dei principali marchi, Apple inclusa. L’incertezza sul persistere del Covid in Cina, i timori per la Guerra in Europa, inflazione e aumento di spese e costi su tutti i fronti, riducono il budget di utenti e famiglie.
Secondo gli analisti il periodo è e sarà difficile per tutti i marchi di elettronica, ma si prevede che colpirà più duramente gli acquirenti e i costruttori di terminali economici, quindi per lo più Android, tra cui vengono citati Xiaomi, Oppo e vivo. Le cose potrebbero invece andare meglio per i terminali di fascia alta, richiesti da utenti con budget superiori e meno sensibili alle incertezze globali e di mercato. In quest’ottica, secondo Ming-Chi Kuo, Apple rischia meno con la gamma top di iPhone, ma potrebbe veder diminuire le vendite del modello economico iPhone SE.
Anche Apple soffre la sua dipendenza per la produzione concentrata in Cina: la multinazionale di Cupertino ha chiesto ai fornitori di aprire più fabbriche in Vietnam e India.