Una vedova che voleva accedere alle foto sull’iPhone del marito defunto (morto suicida dopo la separazione) si è dovuta rivolgere a un giudice per ottenere l’accesso. La donna è riuscita a vincere una battaglia contro Apple che andava avanti da tre anni.
Rachel Thompson, 44 anni, ha speso migliaia di sterline per obbligare Apple a fornire accesso all’account del marito, allo scopo di aiutare la figlia, Matilda, dieci anni, a ricordare il papà grazie anche alle foto che erano memorizzate nel dispositivo.
La signora Thompson, racconta il Daily Mail, ha cercato di accedere al dispositivo del marito morto nel luglio del 2015 ma Apple ha sempre rifiutato di fornire aiuto. La Mela aveva fatto sapere che avrebbe messo a disposizione 4500 foto e 900 video memorizzati sull’account iCloud del defunto, solo con un’ordinanza del tribunale.
I due si erano conosciuti ai tempi dell’università, quando lei aveva 19 anni e lui 18. Dopo il fidanzamento e 10 anni di matrimonio, nel 2009 nasce Matilda, bimba che il papà amava ritrarre e riprendere in video. Qualcosa nella famiglia non ha funzionato e nel 2014 la coppia si era separata senza intraprendere ad ogni modo il divorzio. Nel 2015 l’uomo, inaspettatamente, si è tolto la vita, a soli 39 anni. La donna si è ritrovata con il cellulare del congiunto; a lei aveva comunicato la password ma la donna l’aveva dimenticata e non sapeva in che modo ottenere accesso a foto evideo. A nulla è servito rivolgersi ad Apple che non ha in alcun modo potuto/voluto sbloccare il telefono.
La donna si è rivolta allora a un avvocato, Matt Himsworth, che è riuscito ad ottenere accesso a foto e video, solo dopo la decisione della Corte, preziosi ricordi per lei e la bambina. La battaglia legale è andata avanti tre anni: alla fine, un della Central London County Court ha ordinato ad Apple di permettere alla signora Thompson di ottenere accesso al cellulare dell’ex marito.
“L’ho fatto solo per mia figlia, volevo che avesse dei ricordi di suo padre, di suo nonno e della sua infanzia», ha spiegato la donna alla trasmissione inglese “This morning”. Le è stato chiesto anche se e non avesse temuto di trovare nel telefono del marito qualcosa di sgradevole: “Quello era il rischio da correre, si può sempre trovare qualcosa di sgradevole. Ma era un rischio che valeva la pena correre».
Il giudice che ha emesso la sentenza ha chiesto una modifica delle leggi in materia e modalità più semplici per risolvere casi di questo tipo in futuro. L’avvocato della donna, ha spiegato: «Prima le foto erano conservate in album fotografici fisici ma ora sono tenute negli spazi virtuali. Bisogna affrontare questo problema poiché sempre più utenti utilizzano account e social media salvati su cloud. Dovrebbe esistere una procedura affinché gli eredi possano accedere ai dati contenuti in questi spazi virtuali».
In Italia di un caso simile si era parlato nel 2016. Un italiano aveva scritto a Tim Cook per ottenere lo sblocco dell’iPhone appartenuto al figlio scomparso. L’uomo aveva provato a anche a rivolgersi ad una società israeliana dopo l’esito negativo di Apple.