Apple sta per perdere il diritto ad usare il nome iPhone in Brasile. Fonti a conoscenza di quanto sta accadendo in una corte del paese sudamericano hanno anticipato la sentenza all’autorevole Folha de San Paolo, specificando che sarebbe stata una azienda locale a presentare un esposto contro Cupertino, dopo avere richiesto la registrazione del marchio nel 2000, ben sei anni prima di quanto non l’avesse fatto Apple e più di sette anni prima del lancio di iPhone stesso anche se la registrazione è avvenuta solo nel 2008.
Gradiente Eletronica SA, questo il nome dell’azienda, ha intentato la causa contro Apple con qualche buona ragione, almeno formale. Possiede il marchio ma anche un prodotto che viene commercializzato con lo stesso nome. Si tratta di un telefono Android (con più di qualche somiglianza stilistica con iPhone 3G). Anche se il cellulare è andato in commercio solo lo scorso dicembre, un po’ in ritardo rispetto ad iPhone, ma in tempo per trasformarlo in uno strumento legale, tecnicamente il produttore brasiliano ha possibilità di proibire ad Apple di vendere il suo iPhone.
Il problema non è di poco conto per Apple. Il Brasile dopo Stati Uniti e Canada è il principale mercato per Apple in America. In più il Brasile è un paese che ancora oggi subisce poco gli effetti della crisi economica, marcia a tassi di PIL su livelli cinesi ed ha un pubblico di decine di milioni di potenziali clienti che non hanno un iPhone né uno smartphone, al contrario di quel che accade in molti altri dove si è alla saturazione ed Apple deve sperare di operare sul tasso di sostituzione dei dispositivi. Non va dimenticato neppure il fatto che Apple sta per aprire un negozio a Rio De Janeiro e uno a San Paolo. Per tutte queste ragioni, se davvero l’istituto brasiliano ha preso una decisione sfavorevole ad Apple, gli avvocati di Cupertino non potranno prendere sotto gamba la situazione.
In una intervista il presidente dell’azienda, che è quotata in borsa e opera da Manaus, Emilio Staub sembra avere già tracciato la strada: «Non abbiamo sentito ancora nessuno, ma siamo aperti al dialogo. Se ce lo chiederanno potremmo discutere su basi economiche della cessione del marchio». Ed è su questi basi che, come accaduto in Cina dove Apple è stata costretta a comprare il marchio iPad da una azienda in bancarotta, si discuterà non appena il 13 febbraio sarà stata pubblicata la sentenza.