Samsung vorrebbe conquistare la fiducia dei cinesi ma per ora iPhone 8 batte Samsung Galaxy Note 8 e non di poco. I pre-ordini del Samsung Galaxy Note 8 sono arrivati a 8310 unità sul sito Jingdong (una società cinese di commercio elettronico con sede a Pechino), e a 5292 unità sulla piattaforma Tmall Global di Alibaba (dedicata al B2C, business to consumer). Complessivamente, tenendo conto anche delle vendite su altri canali come i siti ufficiali di Samsung, le vendite del Galaxy Note 8 sarebbero intorno a 20mila in tutto, una vera miseria per un paese di un miliardo e mezzo di abitanti.
Impressionanti, a confronto, i numeri di iPhone 8. Le sole richieste nella fase di pre-ordine sarebbero arrivate a oltre 4 milioni di unità, come dire che Apple vende 200 telefoni quando Samsung ne vende uno. Anche se il confronto non è del tutto equo (si parla di un singolo telefono contro due e i dati Samsung potrebbero non essere completi per la capillare rete di vendita in larga parte non tracciata), e anche se Samsung sottolinea che chi vuole un telefono Apple non deve versare un anticipo mentre chi chiede un Galaxy Note 8, deve lasciare del denaro in deposito, si tratta di un segnale molto preoccupante per i coreani, su di un mercato fondamentale come quello cinese.
Samsung sta probabilmente subendo gli effetti di pessimi articoli da parte dei giornali locali che non perdono occasione per presentare giudizi negativi sul Galaxy Note 8. La querelle si riferisce a differenti aspetti delle relazioni Cino-coreane, nazioni tra le quali non corre buon sangue. Ultimo argomento di tensione, dice il giornale Business Korea, il sistema missilistico THAAD (Terminal High Altitude Area Defense), che la Corea del Sud sta installando in collaborazione con gli Stati Uniti. Ufficialmente il sistema missilitico serve per difendersi dal dirimpettaio Kim Jong-un, ma la Cina protesta perché i missili potrebbero raggiungere il suo territorio.
Queste divergenze politiche in Cina possono dare luogo a problemi economici per gli avversari della Repubblica Popolare giacché il governo è in grado di esercitare un massiccio controllo ideologico oltre che amministrativo con boicottaggi e campagne di discredito per aziende che operano su quel mercato attraverso i giornali che vengono indotti a fomentare la popolazione. È il caso della sudcoreana Lotte, costretta a chiudere molti supermercati, un fatto che ha spinto la Corea del Sud a presentare una denuncia all’Organizzazione mondiale del commercio.
Samsung ha già pagato lo scotto quando era scoppiato il caso dei Galaxy Note 7 “esplosivi”. La decisione di non procedere subito al ritiro anche in Cina aveva dato modo ai giornali cinesi di tacciare di arroganza Samsung. Della vicenda si era occupata anche China Central Television (CCTV), l’emittente nazionale cinese – che è, di fatto, la televisione del governo – che aveva ha trasmesso un servizio per parlare del problema batteria del Galaxy Note 7 facendo notare che lo smartphone era stato ritirato in varie parti del mondo ma non in Cina parlando per questo di “discriminazione” nei confronti dei consumatori. Attualmente in Cina Samsung ha solo il 3% del mercato, Apple l’8%.
Apple, che pure deve barcamenarsi per tenere alta la sua bandiera in Cina, ha chiuso il suo terzo trimestre fiscale con utili e ricavi in rialzo ma nella Regione composta da Cina, Hong Kong e Taiwan il fatturato è sceso del 10% a 8 miliardi, superiore all’8,3% atteso dagli analisti. La Mela sta facendo di tutto per lottare in questo importante ed enorme mercato. Tra le ultime mosse, la nomina di una donna, Isabel Ge Mahe, alla guida di Apple Cina che avrà, tra le altere cose, la responsabilità delle relazioni della Mela con il governo cinese e dei locali centri sviluppo e ricerca.
