L’iPhone 4 usato ha dimostrato la capacità di rivalutarsi negli ultimi mesi sul mercato degli smartphone di seconda mano; cala invece il valore di vendita di iPhone 4S e iPhone 5, ma poca cosa rispetto alla discesa molto più ripida dei prezzi di vendita dei Galaxy di Samsung, la cui capacità di mantenere il valore nel corso del tempo si è dimostrata molto più debole rispetto ai rivali della Mela. Le cifre emergono da uno studio di Piper Jaffray che da metà marzo ha monitorato le aste online su eBay, prendendo ogni settimana come riferimento gli ultimi 50 dispositivi venduti per valutarne il prezzo.
A partire da aprile iPhone 4 usato si è rivalutato di circa il 10%, mentre iPhone 4S e iPhone 5 hanno perso valore, rispettivamente l’11,85% e il 3,75%, perdita che per iPhone 5 risulta veramente irrisoria. Diverso invece l’andamento dei Galaxy di Samsung: il Galaxy S3 ha preso circa il 25% del suo valore, mentre il Galaxy Note 2 perde oltre il 35% del suo valore, numeri in picchiata rispetto a quelli di Cupertino. Cifre simili anche sul sito cinese Taobao, dove iPhone 4 usato si rivaluta, gli altri dispositivi Apple perdono valore, ma sempre meno degli smartphone Samsung.
Questi numeri mostrano le capacità dei dispositivi della Mela nel mantenere il proprio valore anche sul mercato dell’usato, e addirittura rivalutarsi come successo per l’iPhone 4 usato. Si tratta di una buona notizie per chi possiede un iPhone ed ha intenzione di venderlo in preparazione ai nuovi modelli in arrivo, ma non è una buona notizia per chi invece vorrebbe acquistarlo, che nel dubbio potrebbe rivolgersi più volentieri ad un più economico Galaxy.
I numeri dello studio di Piper Jaffray sono più realisticamente una diretta conseguenza della politica commerciale e distributiva di Apple, che si preoccupa di mantenere prezzi allineati ed inflessibili nel corso del tempo. In Italia il prezzo di iPhone 5 è lo stesso del giorno del lancio, mentre il nuovo Samsung Galaxy S4 si trova nei negozi già ad un prezzo sensibilmente inferiore a quello del debutto. E’ dunque prevedibile che l’inflessibilità sul mercato del nuovo si traduca in una maggior rigidità su quello dell’usato.