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iPad una settimana dopo

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L’attesa per il lancio di iPad sembrava una vigilia infinita. Un’attesa ancora più fremente anche per chi, come chi scrive aveva partecipato in esclusiva per l’Italia alla presentazione di San Francisco e dell’oggetto dei desideri  e avevdo una idea piuttosto precisa di come fosse non vedeva l’ora di metterci sopra le mani. Adesso, è passata già una settimana dal momento in cui siamo entrati in quel negozio Apple sulla Quinta Strada e ne siamo usciti con sottobraccio il nostro iPad e la vita professionale e quotidiana scorre con esso tra sorprese piacevoli e la scoperta degli inevitabili limiti che si devono imparare a conoscere per capire quel che la nuova creatura di Apple ci può dare.

iPad, diciamolo subito, non è perfetto, dopotutto niente lo è, però è già diventato indispensabile. Il pensiero ricorrente nei giorni scorsi si consolida in queste ore, mentre il lavoro ci ha riportato un’altra volta negli Stati Uniti – per la precisione in una fredda e nuvolosa San Francisco – e nella nostra borsa non c’è un Mac ma solo lui, l’iPad, che avrà il compito di sostituire in tutto e per tutto un computer “vero” e questo dopo giorni in cui stiamo provando a vivere solo di iPad.

La scelta è stata estrema, ma dopotutto se non ti tuffi non potrai mai sapere com’è l’acqua (e poi non ti diverti neanche) e per ora possiamo dire che, almeno la schiena ringrazia; stop ai dolori abituali per anni di migrazioni con zaini e zainetti pieni di MacBook, spinotti, trasformatori, custodie, cavetterie e altro. Ma anche la psiche ne beneficia. Dentro il Mac si erano accumulate centinaia e centinaia di cartelle che stratificavano quasi venti anni di relazione strettamente monogamica con il Mac.

Essere a San Francisco senza Mac significa che questo articolo nasce su un iPad seduti ad un piccolo tavolino al primo piano del caffè di Borders, a pochi metri da Union Square. Il wifi di questa catena di librerie è storicamente uno dei più ostici: gratuito (e checché se ne dica, di wifi gratuito negli Usa non ce n’è molto) ma con una maledetta pagina di accesso che mette in ginocchio l’iPhone. L’iPad, invece, tentenna, si scuote, ingrana la quarta e processa il sito (creato da Verizon) in metà tempo di un iPhone e senza impallarsi.

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Mentre scriviamo ci rafforziamo nella nostra idea formata nei giorni scorsi. La scrittura su iPad è possibile ma non si tratta della cosa più comoda del mondo. Se dovete scrivere qualche lettera al giorno, prendere appunti e via dicendo non c’è problema, si tratta solo di fare un po’ di abitudine alla tastiera virtuale le cui misure sono simili a quelle di una tastiera vera. E ricordarsi che, come l’iPhone, anche l’iPad ha un dizionario che suggerisce alle volte dei gustosi refusi. Per questo motivo ci siamo portati dietro la fida tastiera bluetooth (anche se in questo momento non la stiamo usando) che non è troppo comoda per un viaggio; ma non c’è dubbio che a breve il mercato (magari solleticato anche dal fatto che iPhone 4.0 supporterà l’input da tastiera Bluetooth) proporrà alternative pieghevoli e leggerissime e magari anche tastiere con dock senza batteria e a prezzo contenuto.

Usare iPad come sostituto del Mac per la scrittura però non ha la sua principale difficoltà nella tastiera ma per le differenti routine di lavoro possibili solo su un Mac che ha specifici software (ad esempio il validissimo Scrivener) e permette rapidi passaggi dal browser alla pagina, finestre affiancate, archivi di file dove tenere, dentro nugoli di cartelle, in maniera ordinata tutti i documenti necessari. Niente di tutto ciò è a disposizione su iPad. Anzi: la mancanza di un File System esposto, che non fornisce accesso a files e cartelle visibili, si stava rivelando un ostacolo enorme. Prima di sparare sul conducente (ovvero Apple che ha creato iPad) bisogna ricordare che il modo in cui vengono gestiti i documenti è concettualmente differente da quello del Mac per una ragione ben precisa: è studiato per foto e musica, non per (tanti) documenti di testo, presentazioni e via dicendo.

Per fortuna, il nostro collega Daniele Piccinelli che con chi scrive ha condiviso il compito di fornire un resoconto sul lancio di iPad da New York la scorsa settimana, ha attirato la nostra attenzione su quella che è diventata l’applicazione capace di abbattere la barriera: GoodReader (disponibile sia per iPad che per iPhone a 79 centesimi), capace di “inghiottire” praticamente qualsiasi formato di file, archiviarlo in cartelle, copiarlo e incollarlo dove serve. La scoperta di GoodReader dimostra un aspetto parallelo al lancio di iPad: qualsiasi cosa serva, qualsiasi limite abbia un dispositivo che poggia sull’infrastruttura (diremmo magica per echeggiare  lo slogan di lancio di iPad) di App Store, ha una app dedicata. Attenzione però: molte apps, incluse quelle di sistema, fanno un lavoro parziale, da “visore”, come Mail ad esempio. È legittimo, perché nessuno ha mai detto che iPad doveva essere il sostituto del Mac o del Pc. Però deve essere chiaro che integrano ma non sostituiscono in tutto e per tutto una app da personal computer.

Risolto o, meglio, trovata una mitigazione alla mancanza di cartelle e alla gestione multidocumento, serviva ovviamente la suite iWork. In particolare, Pages. Che è molto simile alla versione per Mac e in quanto tale ottimo, anche se c’è qualche limite cui si può fare l’abitudine. Solo ad una cosa è difficile rinunciare: la mancanza di un conta-parole. La maggior parte di coloro che leggono e che potrebbero usare iPad solo per qualche mail o qualche breve testo, non considereranno questo un vero limite, ma per la nostra professione è un difetto micidiale: le redazioni di giornale non amano, anzi odiano, mettere mano agli articoli per ridurli o, peggio, allungarli quando hanno già predisposto degli spazi in pagina.  La lacuna è strana e inspiegabile e in un tempo dolorosa. Abbiamo già scritto una mail a Steve Jobs, sai mai che non si convinca e faccia aggiungere la funzione. Per adesso, si cerca di navigare a vista. Per il resto iPad e iWork in abbinamento fanno il loro dovere; offrendocontrollo sul testo, dimensioni, formato, scalatura in pagine. Ci sono anche strumenti per inserire immagini, cambiare i colori, formattare la pagina, ma per chi scrive testo “chilometrico” sicuramente non saranno questi fattori determinanti, ma la velocità con cui si scrive e la scarsa intrusività del sistema nel flusso di pensiero. Pensare a quel che si sta facendo e come farlo, cambiando il modo di farlo perché veniamo disturbati dall’hardware che ci obbliga a contorsioni, è il peggiore incubo che l’accoppiata iPad e iWork ci evitano.

ipad400giocaMentre scriviamo semmai è lo schermo ad attirare la nostra attenzione. Il display di questo originale apparecchio monotasto, è sì super luminoso ed estremamente definito, ma per quanto lo si pulisca, e nonostante il famoso trattamente oleofobico, dopo un minuto di utilizzo si riempie di ditate. In più essendo lucidissimo è mostruosamente sensibile alla luce ambientale. In aereo il riflesso del neon prima e poi della luce da un finestrino, hanno creato non pochi problemi. Il punto qui va spiegato e capito bene: il problema non sorge se si sta in mezzo a un parco a gestire la posta, ma quando siamo in un ambiente scuro con una fonte di luce diretta, intensa e focalizzata; a quel punto lo schermo riflette e rende invisibile quel che deve mostrare se non si gioca sull’angolazione.

Avere iPad come unico compagno durante un viaggio impone anche ad escogitare qualche astuzia e a creare una tabella di marcia ben precisa. Bisogna, ad esempio, sincronizzarlo con il Mac prendendo prima tutto quel che serve: le foto, i pochi documenti indispensabili, filmati e canzoni. È qui che ci troviamo di fronte ad un secondo, dopo quello constato in precedenza, ovvero il modo completamente diverso di usare iPad rispetto ad un Mac, elemento caratterizzante: pensare di vivere solo con esso e dimenticarsi per sempre un Mac o un PC è impossibile. Bisogna collegarlo, se non altro perché altrimenti non è si possono modificare le foto che vengono aggiunte, cancellare i film già visti, fare il backup del contenuto. In sostanza iPad non è un laptop e neppure un netbook; è una cosa diversa che affianca un portatile o un desktop mobilizzando i contenuti di cui vogliamo fruire, dando una piattaforma per creare, con moderazione, qualche contenuto e aggiungendo flessibilità alla vita in digitale. Una cosa del tutto diversa e fino ad oggi neppure immaginata dal mondo dei computer e che rende iPad una sfida da vincere.

Mentre stiamo per chiudere la cover del nostro iPad arriviamo ad una prima, delle certamente tante che giungeranno in futuro, considerazioni su questo nuovo dispositivo che Apple ci ha messo in mano. iPad è fatto per semplificare la vita di chi odia le complicazioni, di coloro che di fronte ad dispositivo portatile con 20 tasti si chiedono perché non ce n’è solo uno, di chi vuole passare direttamente dall’accensione all’uso con un solo click, di coloro cui si rizzano i capelli quando devono scegliere che cosa fare perché non sanno come farlo. uso in piediQueste categoria di persone che ha sicuramente un rapporto difficile con un computer, ma vuole ascoltare musica, vedere film, navigare in Internet, mandare mail e fare migliaia di altre cose consentite dallo sterminato universo delle App, cadrà certamente ai piedi di iPad al primo secondo di contatto. Tutti gli altri, quelli che hanno bisogno o sanno gestire la complessità si renderanno presto conto che salire a bordo di iPad arrivando da un PC tradizionale è come mettersi a guidare un motoscafo anziché un aereo: non solo le dimensioni, ma anche le problematiche che pongono e l’uso per cui sono stati costruiti sono molto diversi. In qualche caso se proverete ad usarli per arrivare nello stesso posto, sarà semplicemente impossibile, perché l’aereo sarà troppo grosso o costoso o perchè il motoscafo non va sulla terra ed è troppo lento per attraversare l’oceano. In qualche altre occasione magari più lentamente e con difficoltà li potrete usare per gli stessi compiti, ma solo conoscendone i limiti ed adeguandosi ad essi. Quando ce l’avrete fatta però vi compiacerete di voi stessi e ringrazierete il vostro compagno di vita digitale. Ad esempio, arrivando alla fine di quest’articolo in tempi e modi ragionevoli, mentre fuori dalla finestra San Francisco si prepara alla festa della domenica e già pensiamo al viaggio di ritorno senza che la nostra schiena cominci a preoccuparsi e le cerniere della borsa a lamentarsi visto che abbiamo verificato come l’iPad non deve essere esposto ai controlli di sicurezza. Per chi viaggia spesso anche queste sono cose importanti.

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