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iPad, salvagente per l’editoria digitale? per ora no

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iPad non pare essere in grado di salvare le riviste dal declino. Almeno, non per ora. Questo quello che emerge da alcuni dai diffusi nel corso della giornata di oggi dall’ Audit Bureau of Circulations, l’ente americano che si occupa di certificare le tiratura dei periodici e dei giornali.

In base a quanto riporta WWD, una rivista on line che si occupa di analisi del mercato della moda e in quanto tale mette grande attenzione sul mondo della pubblicità e sui canali privilegiati sui quali convogliare le operazioni di marketing, il lancio in grande stile che molti si attendevano e altri auspicavano non ci sarebbe stato; molti infatti non solo non vedono crescere le vendite, ma la vedono addirittura calare.  Vanity Fair a novembre ha venduto 8.700 copie contro le 10.500 di agosto, settembre ed ottobre, Glamour ne ha vendute 4.301 a settembre per poi calare del 20% al mese e toccare i 2.775 a settembre, GQ a novembre ha venduto 11.000 copie, il peggior dato dai giorni del lancio, avvenuto ad aprile e sotto la media che è di 13.000 copie. Wired, il mensile che aveva dato una svolta al settore e che ha ancora oggi il miglior bilanciamento di interattività e informazione ed è stato considerato il top tra i magazine di iPad, ha venduto 31mila copie al mese di media e al lancio aveva addirittura raggiunto le 100mila copie, è ora attestato intorno alle 22mila. Peggio di tutti sta andando a Men’s Health che ha venduto solo duemila copia della sua rivista per iPad contro una media di 2800 dei mesi scorsi. A questi dati vanno pure aggiunte le voci, per nulla rassicuranti, sulle vendite di Project, l’innovativo magazine di Branson che avrebbe raccolto un numero di abbonati largamente inferiore alle previsioni.

Trarre da questi dati conclusioni risolutive non è semplice e neppure prudente. Quello che però appare sicuro è che se questi numeri resteranno gli stessi e soprattutto il trend resterà lo stesso, sarà probabilmente necessario per gli editori rivedere gli investimenti sulla piattaforma iPad e probabilmente anche le strategie. La strada che molti caldeggiano è quella di un’opzione per sottoscrivere automaticamente un abbonamento ad una rivista che potrebbe limitare il fastidio di dover comprare ogni volta una “nuova applicazione”. Ma gli editori che hanno anche riviste cartacee, come noto, non riescono a trovare un accordo con Apple per questioni di controllo della piattaforma demografica; sia la Mela che chi pubblica i giornali, infatti, non vuole cedere all’altro il diritto di riscuotere l’abbonamento che significa avere la “demografica” e il “possesso” del cliente. In particolare gli editori vogliono continuare a fare marketing abbinando riviste su carta e in digitale, il che non sarebbe possibile se Cupertino non cede loro i numeri di carta di credito e non consente loro di vendere direttamente gli abbonamenti. Apple a sua volta vuole tenere il controllo dei clienti per ragioni simili ma legate al sistema dello store on line.

Nello sviluppo della rivista in digitale va anche considerato il lato “hardware”; l’iPad, per quanto tecnologicamente avanzato, resta un pezzo di alluminio scomodo e ingombrante in confronto alle classiche riviste cartacee, molto più leggere, pieghevoli e versatili nella vita di tutti i giorni.

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