Una delle novità svelate da Apple nel corso dell’ultima Worldwide Developers Conference è la possibilità per gli sviluppatori di sfruttare funzionalità avanzate di Spotlight, in particolare la ricerca espandibile che si ricollega tramite deep link direttamente ai contenuti in app di terze parti.
Con l’arrivo di iOS 9 gli sviluppatori potranno rendere note le informazioni gestite dalle app integrandole nell’indicizzazione delle ricerche che è possibile eseguire con Spotlight. The Next Web spiega con un esempio le potenzialità: un’app che propone ricette di cucina può rendere i suoi archivi disponibili per le ricerche; in questo modo quando un utente cerca un termine come “torta di mele”, può avere tra i risultati delle ricerche proposti da Spotlight non solo elementi cercati su web ma anche quelli provenienti dall’app.
Com’è facile intuire si tratta di una grande opportunità sia per Apple, sia per gli sviluppatori, ma un campanello di allarme per Google. La Mela con questa mossa allontana ancora gli utenti dal motore di ricerca della grande “G” rendendo superfluo cercare termini che è possibile individuare direttamente dal sistema operativo. Apple sta pian piano rimuovendo la necessità di appoggiarsi a Google fornendo i risultati cercati senza passare dal motore di ricerca di quest’ultima.
Apple sfrutta già il meccanismo per fornire se possibile risultati da Amazon o Wikipedia quando si esegue una ricerca in Safari ma l’integrazione di funzionalità di ricerca per gli archivi contenuti nelle app è un ulteriore passo avanti che non richiede neanche l’apertura del browser. Chiunque usa l’iPhone tipicamente apre Safari per cercare qualunque cosa, anche le notizie, elementi che a questo punto potrebbero essere cercati partendo dalle app presenti nel sistema. Non dimentichiamo che Apple ha anche annunciato che con iOS 9 arriverà News, app che proporrà notizie in base agli interessi dell’utente, raccogliendo le storie che gli utenti desiderano leggere in un unico posto, in un newsfeed personalizzato chiamato “For You”.
Apple, ancora una volta, ribadisce che tutto quanto cercato non finirà sui suoi server ma resta confinato e al sicuro sui dispositivi senza compromettere in alcun modo la privacy dell’utente, un argomento sul quale da qualche tempo la Mela sembra volere scommettere criticando le modalità con le quali società come Facebook e Google basino buona parte dei loro ricavi sulla pubblicità online, realizzata il più delle volte analizzando e usando i dati dei singoli utenti.