Dal 22 al 31 ottobre al Teatro Leonardo, Corrado d’Elia torna in scena a Milano con la prodduzione “IO, STEVE JOBS”. Vero e proprio inno alla creatività, uno spettacolo indicato come dedicato ai mille volti del talento di Jobs: il genio, il ribelle, l’anticonformista, l’uomo che ha saputo innestare l’anima alla tecnologia, ma anche Steve il solitario, il visionario, il cocciuto e l’idealista, colui che pur in difficoltà ha saputo rialzarsi in maniera eccezionale. L’uomo che ha saputo trasformare ogni lancio di prodotto in un evento memorabile.
L’uomo incapace di gestire i più semplici rapporti umani eppure in grado di circondarsi dei migliori collaboratori al mondo. L’abilissimo comunicatore che pensava che la tecnologia ci avrebbe reso più umani e che ci ha insegnato che quando la tecnologia è bella, anche noi lo diventiamo. Colui che non ha mai distinto sogno, utopia e realtà.
L’uomo partito dal niente, che alla fine ha avuto tutto
E quel discorso, indimenticabile, quell’appello partito dai giovani dalla Stanford University e arrivato poi a tutto il mondo, che resterà per sempre nel nostro dna: siate affamati, siate folli, non omologatevi, osate sempre, siate creatori del vostro destino e del vostro futuro. Così l’uomo è diventato mito.
Nelle note diffuse dalla compagnia si spiega che “Io, steve Jobs” è “una storia unica, pennellata con umanità e visione, un’esperienza coinvolgente e indimenticabile”. E ancora: “Un flusso di pensieri, una soggettiva sensibile e commovente”, con cui Corrado d’Elia racconta una delle figure più controverse del nostro tempo.
Il regista spiega che il progetto indaga ambiti legati alla tecnologia ma anche temi in lui ricorrenti: come può la tecnologia aprirci le porte della bellezza? Perché la solitudine accompagna sempre la vita dei grandi geni? Come si accompagnano vita, arte e bellezza? A cosa dobbiamo rinunciare quando inseguiamo le nostre visioni e i nostri sogni? “La scienza senza bellezza non è nulla, questo ci ha insegnato Steve Jobs”, afferma il reegista. “E chi si accontenta non arriva, non ce la fa. Occorre puntare sempre oltre i nostri limiti, oltre i limiti dell’immaginabile. Uno spettacolo che sento come la perfetta continuazione della ricerca intrapresa ormai da qualche anno sulle grandi personalità che hanno fatto la nostra storia”.