Apple deve aiutare l’FBI nelle indagini estrapolando le informazioni contenute nell’iPhone dell’attentatore di San Bernardino. Ne è convinto Warren Buffett, imprenditore e miliardario statunitense considerato il più grande value investor di sempre, che in una recente intervista a CNBC ha espresso il suo parere a riguardo insistendo sul fatto che «la privacy ha i suoi limiti».
Il finanziere ha precisato di non schierarsi contro Apple, tuttavia precisa che in alcuni casi la sicurezza nazionale dovrebbe essere più importante della privacy di un singolo individuo. Prendendo come esempio l’attacco terroristico alle Torri Gemelle, «Viviamo in un mondo molto, molto pericoloso. Se tu (riferito all’intervistatore) fossi nei primi giorni di settembre del 2001 ed avresti la possibilità di ricevere informazioni utili per scoprire in anticipo ciò che starebbe per accadere…beh, credo che in quel caso la sicurezza trionferebbe sulla privacy».
Warren Buffett ha aggiunto che avrebbe sicuramente preso le difese di Apple se la questione avesse riguardato lo spionaggio del governo sui cittadini comuni, «Apple» aggiunge «deve fare la cosa giusta (deve quindi collaborare con l’FBI, ndr) se c’è anche solo una possibilità di un attacco terroristico».
Se una collaborazione in tal senso sarebbe sicuramente legittima, quel sui cui Buffett sembra glissare è la recente dichiarazione dell’ispettore FBI James Comey, il quale sotto giuramento ha in realtà ammesso di volere da Apple una backdoor su iPhone per accedere ai dati e alle conversazioni criptate di oltre 175 iPhone, ancora in attesa di poter essere sbloccati per risolvere gli altri casi ai quali sono collegati.