Una piccola app che, giocando, rende più intonati: si tratta di InTune, gioco semplice e che richiede però attenzione “auricolare” e permette di migliorare con il tempo la propria intonazione. L’app è gratuita e contiene un suono base, più che sufficiente, ma se si vuole migliorare la propria accuratezza nella percezione degli intervalli musicali si può fare l’acquisto in app del singolo strumento campionato che emette le note appropriate.
L’app è stata realizzata da Half Note Labs, che ha al suo attivo anche una vecchia app gratuita sul compositore del giorno. Ma la storia più interessante è quella dello sviluppatore, Ben Kazez. Prima di arrivarci, un rapido passaggio di teoria musicale, per chiarirsi le idee.
Toni e semitoni
Esistono due tipi di “orecchio” nelle persone che ascoltano le note: l’orecchio assoluto, capace di identificare qualsiasi suono e ricondurlo a una nota, e l’orecchio relativo, che è invece capace di percepire se una nota è più alta o più bassa di un’altra. La stragrande maggioranza delle persone ha un orecchio relativo, che peraltro deve essere allenato sennò non è “bravo” a sentire, né più né meno come un qualsiasi muscolo del nostro corpo. Invece, l’orecchio assoluto esiste ma non si sa esattamente come facciano le persone ad averlo, se sia genetica oppure aver ascoltato molta musica e molti suoni nei primissimi mesi di vita. Fattostà che l’orecchio assoluto non si può educare. Quello relativo sì.
InTunes si occupa di allenare l’orecchio a percepire la differenza di toni e semitoni tra due note. Lo fa partendo da una nota ed emettendone un’altra, che può essere più alta o più bassa di un semitono o di una frazione di semitono. Non ci sono riferimenti assoluti, non si tratta di capire la differenza tra un Do e un Re, bensì di allenarsi, dato un suono musicale, a capire se quello successivo sia più alto o più basso. La difficoltà è progressiva: la selezione (ovviamente casuale) parte con un intervallo di un tono, e si dimezza, arrivando rapidamente a differenze che richiedono qualcosa di più che non semplicemente attenzione e concentrazione: va sviluppato il muscolo dell’orecchio per cogliere le frequenze e capire in quale direzione divergano, verso l’alto o verso il basso?
Dopo un po’ di settimane di questo tipo di allenamento, che all’inizio è molto frustrante e di solito non va molto lontano, si comincia a percepire con maggior chiarezza la differenza delle due note anche quando si tratta di comma e poi di cent, e si arriva rapidamente a migliorare la propria percezione delle differenti altezze degli intervalli melodici (cioè diacronici), andando verso il limite fisiologico di percezione del suono dell’orecchio umano. Attenzione, non stiamo parlando di intervalli di temperamento, stiamo semplicemente dicendo che, dato un primo suono, il secondo è leggermente più alto o più basso, e via via la distanza decresce, richiedendo maggior finezza d’udito per capire in quale direzione.
Intervista a Ben Kazez
Lo sviluppatore di InTune è molto giovane, fa il cantante (è un baritono) e si chiama Ben Kazez. Lo abbiamo contattato per chidergli alcune cose.
Grazie per il tuo tempo. Innanzitutto, come ti è venuta l’idea di fare questa app?
La primissima versione della app, anzi del suo concept, risale a quando avevo 12 anni e ho partecipato a una fiera delle scienze, scrivendo la prima versione in Basic.
Da chi ti è venuta l’idea di questa app?
Mio padre si chiama Daniel Kazez ed è professore di violoncello all’università di Wittenberg. Ha anche fatto ricerche sull’intonazione e sulla pedagogia del violoncello ed ha avuto l’idea iniziale di testare la capacità di discriminare un tono dall’altro, cioè testare l’intonazione con degli intervalli sempre più piccoli dei semitoni di un pianoforte.
A cosa serve?
Si tratta di una capacità fondamentale per gli strumenti a corda, per la chitarra, per il flauto, per gli strumenti a fiato, e ovviamente per la voce.
E poi?
Dopo aver realizzato l’app mio padre ha lavorato con un professore di psicologia a uno studio, durato molti mesi, dove hanno scoperto che le persone che usano questa app hanno un orecchio con una intonazione fino a tre volte migliore di quelli che non la usano. Hanno anche notato che le persone si divertono di più a fare il test in competizione con i loro amici, e così abbiamo deciso di inserire la parte di gaming e la sincronizzazione con il GameCenter nella app.
Qual è l’utente medio della tua app?
Molti dei nostri utenti sono musicisti e insegnanti. Se guardi alle recensioni sull’App Store, ci trovi molti direttori di orchestra o di banda che usano InTune per allenare gli studenti nelle loro classi, oppure insegnanti di strumenti diversi che usano InTune con i loro studenti nelle lezioni private.
Avete dei buoni punteggi sullo store. Cosa vi dicono gli utenti?
Abbiamo sentito da un flautista che la usa alle conferenze che fa sul flauto. C’è stato anche un ragazzo che ci ha detto che si stava allenando per diventare cantante e ha deciso di farlo usando la nostra app. L’unico gruppo per cui non funziona sono i gatti.
In che senso i gatti?
È uno scherzo, però fino a un certo punto. Tempo fa un recensore dell’App Store ci ha dato una sola stella perché, ci ha detto, “i miei gatti la odiano”. Il suono neutro, quello di base, adesso è cambiato ed è più calmo, meno aggressivo: magari adesso i suoi gatti hanno cambiato idea e ci darebbero un punteggio migliore.
Che cosa ti ha lasciato realizzare l’app InTune?
Semplice: avevo sempre pensato che la capacità di sentire l’intonazione, le differenze di tono tra i suoni, fosse un’abilità innata, che uno ce l’ha oppure no. La sorpresa che è venuta fuori dalla ricerca legata a questa app, che l’intonazione è qualcosa che le persone possono imparare, ed è molto gratificante per me sapere che lo stanno scoprendo anche i nostri utenti.
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