Alberto Ricci è l’amministratore di Ovolab, software house italiana di prodotti per Macintosh fondata nel 2002. Ha iniziato a sviluppare software su Apple II nel 1983 e su Macintosh dal 1986.
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Alberto, innanzitutto e’ doveroso chiederti, visto che tra i software che sviluppi c’e’ Phlink che coinvolge la telefonia (anche se analogica) quale impatto ha avuto su di te l’annuncio di iPhone prima come utente e poi come sviluppatore
A.R.
L’impatto di iPhone può essere gigantesco. Da utente, io – come un’immensità di altre persone – sarò contento di vedere un’integrazione tra Mac e telefono più fluida di quanto sia stato realizzato fino a oggi.
Ci sono tanti smartphone sul mercato, e più o meno tutti sono supportati da prodotti di sincronizzazione, che permettono di spostare e tenere aggiornati i dati tra Mac, cellulare, palmare, account .mac.
Ma con l’iPhone, la situazione è qualitativamente diversa. Apple è bravissima nel rendere fluide e trasparenti queste operazioni, che avvengono “dietro le quinte”, ma l’iPhone è il primo dispositivo che può – ad esempio – accedere direttamente all’account .mac per aggiornare l’agenda, i contatti, i preferiti.
Non ci sarà più bisogno di ricordarsi di fare operazioni di sincronizzazione.
Non ci sarà più bisogno di dire manualmente al cellulare di leggere il nuovo calendario.
E non solo – essendo Apple stessa a sviluppare l’iPhone – possiamo ragionevolmente supporre che aggiungerà il supporto per la condivisione delle agende tra più persone, così come accade su iCal per Mac. E questo non è che un esempio.
Con ciò voglio dire che l’interoperabilità tra tutti questi mezzi che usiamo durante la nostra vita di tutti i giorni è essenziale, e può beneficiare immensamente dalla capacità di Apple di far funzionare tutto insieme, in maniera trasparente.
un prodotto non solo per il consumer evoluto ma anche per impiego in gruppi di lavoro, comunità etc.
Ogni “pezzo” (il telefono, l’agenda, il Mac stesso) acquisisce automaticamente valore e importanza.
Come software house e come sviluppatore, sarà affascinante vedere l’impatto che l’iPhone avrà sul nostro lavoro.
Per adesso Apple è stata piuttosto chiara: a far girare l’iPhone c’è Mac OS X (presumibilmente una versione ridotta, adattata al processore presente nell’iPhone) ma il sistema è “blindato”, non è previsto – inizialmente – un modo per le software house come la nostra per scrivere software da aggiungere al proprio iPhone.
Tuttavia, credo che presto Apple darà la possibilità di scrivere software per l’iPhone, ma è giusto che lo faccia con attenzione, in modo da garantire stabilità e affidabilità all’iPhone. E questo prende del tempo.
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Vista la facilità con cui, grazie a DashCode sarà possibile scrivere widget e alla possibilità di estrarre e organizzare contenuti dal web o da altri servizi?
A.R.
Sì, Apple possiede la tecnologia per farlo. Chiaramente sull’iPhone non c’è la memoria e il disco che si trovano su un computer desktop, per cui ci sarà un sottoinsieme molto limitato di ciò che è Mac OS X su Macintosh.
potrebbe essere dashcode un modo per creare applicazioni di piccolissimo peso e in grado di “servire” agli utenti dati immediati e focalizzati come accade con le quotazioni di borsa, il meteo, notizie rss etc..
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Ma ciò non è necessariamente una limitazione.
A.R.
Esattamente: molte applicazioni possono essere web-based, e grazie alla splendida implementazione di Safari sull’iPhone, possono essere perfettamente utilizzabili su quel piccolo schermo che si porterà in tasca.
Sono convinto che Apple abbia azzeccato il momento giusto per questo, poiché è proprio adesso che i siti e i servizi Web 2.0 sono maturi
e una piattaforma come l’iPhone può diventare perfetta per usufruirne, per farli diventare parte della nostra vita quotidiana, visto che l’iPhone è estremamente portatile.
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in prospettiva pensi che la tua applicazione di georeferenzazione di foto Geophoto potrebbe essere un buon candidato ad essere ospitata su un iPhone dotato di una versone di Google Earth?
A.R.
Uno dei motivi per cui abbiamo ideato e sviluppato Geophoto è proprio legato a questo: siamo sempre più abituati ad usare la macchina fotografica (spesso quella incorporata nel telefono) e sempre più telefoni hanno la possibilità di fare qualche sorta di geolocalizzazione, tramite GPS, tramite triangolazione tra le celle GSM, o tramite altri metodi ancora.
Quindi siamo convinti che l’iPhone possa essere un ottimo strumento per fare foto e posizionarle sul mondo; per vedere quali altre foto o annotazioni sono state lasciate da altri utenti in un determinato punto della terra; per decidere quali posti visitare, per condividere le proprie esperienze direttamente “dalla strada”.
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Altra novità di rilievo in un MWSF pensato piu’ per il consumer è stata Apple TV presentata insieme alla nuova Airport Express con connettività 802.11n.
Non ti sembra un prodotto un po’ troppo chiuso?
Oppure hai l’impressione che Apple cerchi di limitare l’accesso a feature da smanettoni perche’ pensa che ci sia un pubblico che preferisce la sicurezza alla possibilità di rovinare dati, o evitare l’accesso a siti non controllati piuttosto che disporre della versatilita’ estrema?
A.R.
Apple, con i suoi prodotti, vuole garantire all’utente un’esperienza ben precisa: i suoi prodotti devono fare alcune cose, magari poche inzialmente, ma devono farle alla perfezione, devono funzionare senza alcun intoppo, senza troppe configurazioni e scelte.
Quindi, come sempre, Apple inzia offrendo poca versatilità , se vuoi, ma estrema affidabilità .
In passato, comunque, ha spesso dimostrato di voler anche permettere agli utenti di utilizzare i prodotti in maniera più flessibile e versatile, ma questo è un passo successivo, che richiede un lavoro ulteriore da parte di Apple perché si possa mantenere l’alto livello di qualità .
Per non parlare, poi, del fatto che ci sarà sempre qualcuno che avrebbe voluto qualche funzione in più, o diversa, e che Apple invece non ha aggiunto.
Ogni funzionalità porta con sé un mare di problematiche da affrontare – e adesso non parlo di quelle tecniche, ma delle regolamentazioni imposte dai governi o dal mercato, e delle reazioni dei consumatori.
Proprio in questi giorni si parla di azioni legali nei confronti di YouTube per il materiale che YouTube, in qualche modo, “aiuta” a diffondere.
Non intendo dire che, nella fattispecie, Apple possa essere coinvolta in tali azioni legali qualora permetta, ad esempio, di vedere filmati di YouTube sul televisore tramite Apple TV (cosa richiesta da molti utenti).
Voglio solo fare un esempio, non impensabile, del genere di problemi con cui Apple deve fare i conti quotidianamente, e che possono spiegare alcune scelte “conservative”.
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Parliamo del Macworld di San Francisco… tu che l’hai potuto vedere dall’altra parte della “barricata”
come è cambiato il pubblico in questi anni?
Al di la’ della limitazione “geografica” (dificilmente il pubblico dell’est coast si sposta in California) e del modo californiano di affrontare certi eventi, c’è un pubblico nuovo portato dal fenomeno iPod?
Ci sono richieste diverse per una utilizzazioen più “easy” del computer?
A.R.
Il pubblico delle fiere ha subito varie evoluzioni negli ultimi anni.
Sia al Macworld che a Apple Expo, nel pubblico sono comparsi moltissimi consumer in più rispetto al passato. Ciò è sicuramente dovuto all’iPod, che ha attirato uno spettro di persone molto più vario ed eterogeneo, ma anche alla politica di Apple di lanciarsi più pesantemente sul mercato consumer (pur sviluppando in maniera sempre intensiva la sua offerta di prodotti per i professionisti).
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A SF quest’anno c’erano anche meno vendite dirette del solito… la gente ormai si fida, almeno in USA, piu’ di internet per i prezzi?
A.R.
Si, un altro fenomeno che ho notato negli ultimi sei anni circa, è che sempre meno gente viene alle fiere per comprare prodotti. Un tempo si vedeva gente che tornava a casa letteralmente carica di scatole, trascinandosi dietro un carrellino con due o tre Mac impilati sopra.
Ora non si vedono più questi menhir di scatoloni all’uscita dei saloni.
I visitatori vogliono vedere le dimostrazioni dei prodotti, toccare con mano i nuovi modelli di Mac piuttosto che di macchine fotografiche o di altoparlanti per iPod, ma poi preferiscono acquistarli comodamente da casa via web.
Anche per i prezzi, non c’è più tanta differenza: si trovano sconti sostanziosi anche presso i numerosi negozi online
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Quali sono state per te le novità più interessanti per Mac e iPod?
A.R.
Lato Mac (e presenti esclusi, ma invito tutti a fare un giro su Geophoto ho trovato particolarmente interessanti:
– PDFpen, un’applicazione che permette di modificare e annotare documenti PDF;
The The Missing Sync, un’applicazione che permette di sincronizzare contatti e calendari tra il Mac e una miriade di dispositivi (Palm, PSP, iPod…)
E infine Pzizz, una bizzarra e inusuale applicazione che sostiene di rilassare (o dare energia) all’utente tramite suoni e voci. Che funzioni, è tutto da vedere, ma sicuramente ha catturato la mia attenzione!
Lato iPod, devo dire che mi ha colpito l’offerta di Ultimate Ears: l’azienda produce delle cuffie fatte su misura per il cliente, che si adattano perfettamente al suo canale uditivo.
Non so quanti vogliano farsi fare un modello del proprio orecchio per poi ricevere successivamente il paio di cuffie… ma è innegabile che poi si avranno delle cuffie uniche.
Non so chi possa pensare di nuotare con un iPod, ma certamente le custodie stagne di H2OAudio sono comode anche quando si va al mare, per proteggere l’iPod da sabbia e schizzi. E se mentre si è in barca l’iPod cade in acqua, ci si può tuffare a riprenderlo anziché darlo per spacciato.
E infine, ha stimolato la mia curiosità l’YSP-1100 della Yamaha: è un array di altoparlanti che è in grado di dirigere il suono verso un punto della stanza (o più probabilmente verso una zona molto limitata), facendo sì che nel resto dell’ambiente non si senta quasi nulla. Non l’ho provato – ma dovrebbe permettere di ascoltare musica dall’iPod a tutto volume mentre si è a letto, senza disturbare chi dorme a fianco
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Hai avuto modo di incontrare altri sviluppatori durante il MWSF e nei giorni seguenti: qual’e’ il clima?
A.R.
Sì, ho passato una settimana, dopo la fine del Macworld, in California per incontrare altri sviluppatori: stiamo tutti lavorando sodo, sperando in un allargamento del mercato non solo grazie a nuovi utenti che passano a Mac, ma anche grazie a nuove opportunità date da prodotti come l’iPhone.
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Come e’ cambiato il punto di vista dei programmatori in questi anni? Prima il programmatore era un solitario che scriveva da solo il codice ora si lavora su oggetti gia’ pronti e precostituiti, su risorse condivise e pure in progetti comuni come avviene su Source Forge.
Per l’utente finale è cambiato tutto di fatto, avvicinandolo a strumenti potentissimi (ma chiusi, come iWeb). E per il programmatore?
Come valuti questo nuovo modo di lavorare, come lo valutano i colleghi con cui sei in contatto?
A.R.
Sicuramente il software oggi è molto più complesso ed elaborato di un tempo: oggi un buon prodotto deve non solo svolgere la sua funzione correttamente, ma deve anche supportare al meglio una serie di tecnologie: basti pensare a Spotlight, QuickTime, Accessibility.
Ad ogni release di Mac OS X compaiono nuove tecnologie (ad esempio la resolution independence di Leopard).
Tutto ciò chiaramente richiede un notevole sforzo e impegno, molto più di quanto era richiesto dieci anni fa a uno sviluppatore.
Inoltre, ci sono una serie di attività collaterali allo sviluppo vero e proprio di un prodotto, che aggiungono ulteriore lavoro: l’icona di un programma, ad esempio, non è più una semplice immagine di 32×32 pixel con pochi colori.
Non dico che debba necessariamente essere un’opera d’arte ma tutto ciò fa sì che sviluppare un prodotto software non sia più alla portata di una singola persona.
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E’ cresciuto anche un aspetto della programmazione un tempo impossibile: il lavorare in gruppo a distanza su progetti comuni e con aggioramenti in tempo reale sia in progetti open source (si pensi a Source Forge) che commerciali.
A.R.
Si, in alcuni casi si sono creati dei team di persone che lavorano insieme e per fortuna Internet e numerosi strumenti collaborativi hanno reso ciò fattibile.
In aggiunta a questo fenomeno, si è anche ampliato quello della diffusione di software open source:
uno dei vantaggi dei progetti open source è che anche i progetti enormi possono evolvere con il contributo di persone che non si dedicano ad essi a tempo pieno, ma che comunque possono dare molto.
Quindi si, è cambiato il modo di sviluppare, è cambiato il modo di usare il software, le aspettative degli utenti, ci siamo abituati a software che interagisce di più con altri programmi, altre persone, altri dati.
à un’evoluzione, una maturazione del mestiere. Chiaramente gli sviluppatori devono lavorare con maggiore attenzione e consapevolezza, ma tutta la comunità di utenti ne beneficia, poiché usa prodotti che sanno comunicare e collaborare tra di loro, sfruttare le risorse presenti su Internet, usufruire delle tecnologie disponibili nel sistema operativo.