Internet of Things potrebbe rivelarsi pericolosa senza le dovute precauzione; a svelarlo, per il tramite di Ars Technica, è il motore di ricerca Shodan, che dimostra quanto facile sia entrare effettivamente nelle case di un qualsiasi utente, tramite talune telecamere connesse alla rete. Sorprendente constatare che si tratta di motori di ricerca accessibili ai più, totalmente gratuiti e che non necessitano di conoscenze tecniche particolari. Insomma, quanti hanno intenzione di “tappezzare” casa con dispositivi connessi farebbero bene a controllare la sicurezza di tutti gli apparati installati.
Che si tratta di una webcam per tenere sotto controllo i bambini o il proprio ufficio, il motore di ricerca per Internet delle cose (IOT), ha dimostrato di quanto sia facile dare libero accesso ad eventuali spioni o malintenzionati. Molti degli attuali sistemi si sono rivelati realmente vulnerabili, essendo sufficienti davvero pochi click. Se da un lato risulta sconfortante la facilità con cui il motore di ricerca ha permesso l’accesso alle web cam installate in una qualsiasi abitazione, dall’altro è davvero spaventoso pensare che gli oggetti connessi possano realizzare finalità opposte a quelle per le quali nascono: il controllore diventa, a sua volta, controllato.
Ancor più preoccupante notare come gli utenti non si curino affatto della sicurezza: il ricercatore Dan Tentler ha riferito alla stessa fonte che i produttori di webcam connesse fanno a gara per offrire gadget camere a prezzi inferiori rispetto al passato, con caratteristiche di prim’ordine, tagliando proprio sulla sicurezza. Da ciò deriva che eventuali malintenzionati, non solo potrebbero entrare facilmente nelle nostre case, ma potrebbero sfruttare il segnale per lanciare attacchi DDoS.
Ovviamente, in alcuni paesi vigono leggi ferree per i produttori di webcam o dispositivi connessi: la Federal Trade Commission negli Stati Uniti ha usato la mano pesante con le imprese che non hanno investito per rendere oggettivamente sicure le proprie reti, i prodotti o i servizi. In Italia difficile pensare ad una normativa ad hoc otn tempi brevi, ma è possibile comunque tutelarsi in altri modi: in rete, sotto il motto “I Am The cavalleria”, un gruppo di ricercatori sta sviluppando un semplice sistema di rating per i dispositivi IOT consumer, basando i voti su diversi criteri, tra i quali quello della sicurezza.
In ultima analisi, i consumatori hanno bisogno di comprendere e conoscere le eventuali falle dei dispositivi e servizi scarsamente protetti, ricercando prodotti maggiormente sicuri, senza troppo badare al risparmio.