Microsoft suona le campane a morto per Internet Explorer da anni, ma i rintocchi probabilmente non sono arrivati in Giappone perché molte aziende, a meno che non abbiano fatto orecchie da mercante, pare continuino ad utilizzarlo ancora oggi. Si dice che quasi la metà di esse farebbe ancora uso del browser per il quale Microsoft, lo ricordiamo, ha interrotto il supporto ufficialmente e definitivamente dal 15 giugno, perciò è probabile che d’ora in avanti incappino in problemi di compatibilità di varia entità.
Ma la colpa, va detto, non sarebbe tutta delle aziende. Sebbene infatti alcune lo usino ancora per tenere traccia delle presenze e delle spese dei dipendenti, secondo un sondaggio condotto dal Keyman’s Net molte di queste aziende non hanno ancora cambiato browser perché sono praticamente costrette dai sistemi utilizzati dai loro clienti ad esempio per la gestione degli ordini.
Il punto però è che almeno un quinto degli intervistati non ha ancora un piano su come poter fare per trasferire la propria attività su browser alternativi come Microsoft Edge (per restare dentro la stessa società), Google Chrome o Firefox. E la questione non riguarda soltanto le aziende private ma anche le agenzie governative – si legge sul rapporto – che pare siano state particolarmente lente nell’affrontare questo cambiamento.
Per dirne una, gli avvisi relativi alle domande online del Japan Pension Service devono ancora essere visualizzati attivando la IE Mode su Microsoft Edge. C’è da dire che questa modalità sarà supportata almeno fino al 2029, quindi sebbene sia poco intuitiva rispetto al normale utilizzo del browser per lo meno i siti web incompatibili coi browser moderni saranno ancora accessibili per diversi anni.
La speranza a questo punto è che le varie società sfruttino il prossimo lustro per organizzarsi in modo tale da far girare i propri servizi anche sugli altri browser quando ogni traccia di Internet Explorer sarà sparita per sempre.
Un buon modo per celebrare la fine di Internet Explorer è leggere questo nostro articolo dove abbiamo raccontato la storia e le prodezze anche nell’ottica di uno Steve Jobs particolarmente visionario che a un certo (preciso) punto strinse clamorosamente la mano di Bill Gates per permettere ad Apple di arrivare ad essere quello che è oggi.