Gli studiosi della preistoria ricordano un’ipotesi, costruita su evidenze scientifiche significative multidisciplinari, che ricostruisce un momento critico della storia degli esseri umani di centomila anni fa. Quando rischiammo l’estinzione: rimasero circa 5mila individui in un’area fertile dell’Africa meridionale, mentre tutti gli altri ominidi (e la maggior parte degli homo sapiens) scomparvero.
Quel numero estremamente esiguo di individui in poche migliaia di anni è aumentato arrivando a tutti gli angoli del globo, e noi discendiamo da quel popolo sopravvissuto a nemici invisibili (batteri mortali) grazie a caratteristiche genetiche nuove che tutti noi possediamo e che condizionano le nostre reazioni alle malattie infettive. È con tutta probabilità il momento più importante, che ha definito la storia degli esseri umani. Il secondo momento più importante è la creazione di Internet, esattamente cinquanta anni fa oggi.
È infatti stato durante il 20 ottobre del 1969 che fu effettuata la trasmissione di dati tra due computer, uno a Los Angeles e l’altro a Stanford. I due nodi della rete erano uno gestito da Leonard Kleinrock e l’altro al Research Institute di Stanford. Il progetto era quello di Arpanet, voluto dall’agenzia del Dipartimento della Difesa, Arpa (Advanced research projects agency) nata per riavviare la ricerca e sviluppo di base nell’America che un decennio prima si era vista superare dalla Russia comunista nella corsa allo spazio: il primo bip bip emesso in orbita infatti era stato di una sonda sovietica, lo Sputnik 1, che fu il primo satellite artificiale in orbita il 4 ottobre del 1957 e che mostrò chiaramente che i russi avevano la supremazia dello spazio (con il rischio di bombardamenti atomici attivati dall’orbita).
Internet nasce come progetto laterale della Arpa, con l’idea di mettere in rete una ricerca a suo tempo scarsa, cioè la potenza di calcolo dei primi grandi computer sviluppati dalle università e centri di ricerca americani, e di farlo in modo ordinato. La Bell, all’epoca monopolista delle linee telefoniche americane, si rifiutò di fornire reti dedicate per questo progetto e i ricercatori decisero di seguire la strada della commutazione dati a pacchetto su reti di comunicazione ordinarie o di fortuna, comunque molto poco affidabili.
Questo, unito al bisogno di evitare gli ingorghi su sistemi a bassa capacità per instradare il traffico di bit da un nodo a un altro, fecero in modo che i dati venissero trasmessi anziché in un flusso continuo sotto forma di pacchetti ridondanti e che seguono strade differenti. Esigenze tecniche e scelte politiche portarono alla nascita insomma di una rete di reti altamente resiliente e duttile, e non il bisogno di sopravvivere a un ipotetico attacco nucleare, come spesso il folklore di internet racconta e come anche un semplice ragionamento logico dovrebbe invece aiutare a falsificare.
Internet ha avuto una evoluzione costante ed esponenziale, sino a diventare una autostrada per i dati che copre tutto il pianeta, ma anche qualcosa di diverso. È un modo unico e uniforme di connettere tutti gli apparecchi, server, telefoni, pc, apparecchi intelligenti di vario genere, utilizzando una suite di protocolli universali.
È l’infrastruttura unica che abbiamo prodotto, il più grande standard che segue regole semplici anche se spesso rimesse in discussione (la net neutrality, che crea problemi architetturali) ed è stata fatta da scienziati “ingenui” che non avevano pensato a progettarla in maniera “sicura”, cioè a prova di ladro o di hacker. Anche i tentativi da parte di paesi come la Cina e più recentemente la Russia di bloccare, filtrare o aggirare Internet sono un esempio sia dell’universalità che della semplicità della più grande rete mai costruita dagli esseri umani.
Sorprendentemente, Internet non è il web, né la posta elettronica. Si tratta di una infrastruttura tecnologica, fatta di server, di cavi e di protocolli di basso livello, che permette e abilita la trasmissione di dati codificati secondo altri protocolli applicativi di più alto livello (lo schema ISO/OSI). Un esempio? La posta elettronica. Che è una modalità di trasmissione dati a livello applicativo attraverso Internet.
È anche l’evoluzione dei meccanismi di comunicazione interna utilizzati sui server multiutente degli anni Sessanta che utilizzavano Unix. Fu un programmatore americano, Ray Tomlinson, il primo a sviluppare nel 1971 il protocollo per la posta attraverso utenti di server differenti (le nostre attuali caselle postali) per Arpanet, e lo fece per consentire lo scambio di mail tra università diverse.
Segue la metafora della posta cartacea, anche se ha caratteristiche e proprietà ovviamente diverse (tra le quali, la mancanza di una “busta virtuale”, dato che i messaggi viaggiano in chiaro). A Tomlinson dobbiamo la scelta della chiocciola, carattere che nelle tastiere di lingua inglese viene utilizzato come contrazione del duo “AT”, cioè “presso”, con significato simmetrico al nostro trio “C/O”.
Se parliamo invece di Web, parliamo di una avventura molto più recente e altrettanto determinante per l’utilizzo della rete. Il world wide web, la ragnatela ipertestuale che copre tutto il mondo, nasce con Tim Berners-Lee alla fine degli anni Ottanta su una postazione NeXT, come abbiamo raccontato più volte, e ha creato l’infrastruttura digitale di alto livello per costruire, grazie ai browser grafici come Mosaic, il web come lo conosciamo. Qui una lista dei siti più popolari dal 1996 ai giorni nostri:
Senza il web non ci sarebbe stata la “Internet di massa”, le home page, i blog, l’eCommerce, il web diffuso ovunque sino ad evolvere e diventare interattivo (Ajax), complesso, applicativo (i minisiti come mini-app) e infine onnipresente.
Internet deve comunque il suo successo anche alla sua universalità. Gli stack TCP/IP, cioè i protocolli di base utilizzati per la trasmissione di dati sulla rete delle reti creati da Vinton Cerf e Bob Khan, sono stati inglobati dentro Unix e Linux e sono presenti in tutte le distribuzioni anche per i sistemi embedded. Vengono utilizzati da decenni per la primordiale internet delle cose, per gli oggetti connessi ad esempio nelle fabbriche automobili, negli aerei di linea. Infatti, perché costruire altri sistemi per la trasmissione dati tra computer appartenenti alla stessa rete e a reti vicine quando si ha già un’ottima alternativa?
Assieme al protocollo Ethernet, che è un protocollo fisico di livello più basso e che funziona lungo determinati tipi di cablatura (oggi anche virtualmente attraverso snodi internet per reti metropolitane oltre che nelle reti locali) creato da Robert Metcalfe e David Boggs allo Xerox Parc, il TCP/IP è il protocollo che costituisce il sistema nervoso, l’ossatura e la struttura portante della nostra società connessa e in rete.
Le trasformazioni alle quali abbiamo assistito negli ultimi trenta anni dipendono dai processori da un lato (computazione) e dai dati (archiviazione) ma anche e soprattutto dalla capacità di comunicazione (networking) delle reti. Un modello di società diverso che è nato cinquanta anni fa.