Intel potrebbe avere problemi a conseguire gli obbiettivi di mercato che aveva previsto a causa dell’alluvione in Thailandia. L’annuncio che arriva da Santa Clara è l’ultima e probabilmente più autorevole delle prove che le conseguenze sul mercato dell’informatica dell’enorme sciagura, costata migliaia di vittime nel paese asiatico, sono molto serie. «Nelle ultime due settimane – ha dichiarato Tom Kilroy, vice presidente dell’azienda nel corso di una conferenza con gli analisti – mentre diventava più evidente la riduzione delle forniture di dischi fissi, abbiamo assistito ad una sostanziale riduzione negli ordinativi per i nostri chip. La maggior parte dei nostri clienti manifesta preoccupazione per il perdurare del fenomeno, specialmente per la prima parte del prossimo trimestre». Intel, insomma, vede scendere gli ordini di processori a causa dell’arcinota diminuzione nella produzione di hard disk che sta impedendo ai costruttori di PC di sfornare il numero previsto di macchine.
La portata della riduzione nelle forniture è ben sottolineata dalle cifre fornite da iSuppli. Secondo la società di ricerca di mercato la produzione di HD in Thailandia è scesa di circa il 52% causando un buco del 30% nelle forniture globali. La prima conseguenza sono stati aumenti nei costi degli hard disk, ma da alcuni giorni diversi osservatori hanno confermato che non sarà solo un problema di costi delle componenti ma anche della capacità da parte del mercato di soddisfare la richiesta di chi usa le componenti per produrre computer finiti.
All’annuncio di Intel il mercato di Wall Street ha reagito molto negativamente. Un calo delle vendite di chip da parte della società che fornisce il 70% dei processori del mercato dei personal computer non ha solo determinato una forte riduzione di INTL, il titolo azionario di Intel sceso fino al 5%, ma anche di Dell, HP e dell’intero comparto. Apple invece, forse anche per la minor dipendenza da Intel, manifesta un calo contenuto.