Intel ha grandi piani per espandere negli anni a venire il business delle memorie non volatili (NVM, non-volatile memory) e ha rivelato di essere sul punto di una “rottura” nello sviluppo e fabbricazione di unità SSD che sfruttano le flash memory NAND, una fase che potrebbe segnare la fine di 50 anni di utilizzo di dispositivi di storage meccanici costituiti da uno o più piatti in rapida rotazione.
Il Non-Volatile Memory Solutions Group (NSG) ha presentato alla stampa il lavoro del gruppo, prevedendo di rimanere avanti rispetto alla concorrenza nel campo dei prodotti che utilizzano memorie flash. Rob Crooke, general manager e corporate vice president della divisione NSG, insieme ai colleghi ha spiegato che Intel ritiene che l’NVM deve essere “ri-ottimizzato” per soddisfare al meglio la domanda dei clienti e del back-end computing. Le prime generazioni di SSD hanno sfruttato form factor che hanno permesso alle unità in questione di occupare il posto dei tradizionali HDD da utilizzare in computer, server e unità per data center; Intel sta ora sviluppando unità SSD con form factor più piccoli e personalizzabili, meglio integrabili in nuovi sistemi e in grado di massimizzare i vantaggi delle memorie flash.
Intel sta esplorando la modalità di interconnessione denominata NVM Express o (abbreviato) NVMe, riferimento a uno standard PCIe che consente la connessione l’uno con l’altro di componenti e periferiche. Il vantaggio è la possibilità di collocare le memorie non volatili più vicine alla logica dei processori nei client, server e sistemi di storage, aumentando la larghezza di banda e riducendo i colli di bottiglia permettendo di accelerare le performance e migliorare il ciclo di vita dei dispositivi. La società sta lavorando con produttori, sviluppatori software e solution provider per affinare l’NVMe, standard che dovrebbe permettere di ottenere una riduzione delle latenze fino a 6x rispetto a quanto possibile con le interfacce SAS e SATA.
“Le tecnologie NAND Solid-State offrono una riduzione di 500x nelle latenze rispetto agli hard disk; NVM rappresenta il salto quantico, il mutamento radicale” ha spiegato Crooke evidenziando l’uso di cifrature e altri protocolli di sicurezza che la società è in grado di integrare nelle unità SSD.
Il manager ha anche spiegato come ai procedimenti utilizzati per i prodotti dell’NVM è applicabile in linea di principio la legge di Moore, permettendo di sfruttare un numero di transistor sempre maggiore nel corso del tempo. Altro aspetto interessante è la possibilità di superare limitazioni intrinseche nei procedimenti litografici in fase di fabbricazione della logica dei processori, sfruttando un layout tridimensionale per i circuiti delle memorie flash, inserendo alcuni elementi “a stack”, uno sull’altro.
Intel sta studiando tecnologie che in futuro potrebbero portare ad altri utilizzi che vanno al di là delle memorie flash, come le conosciamo oggi usando materiali insoliti e tecniche sperimentali che sfruttano filamenti ossidi binari o celle elettrochimiche per creare “memorie universali”. Serviranno ancora molti anni ma Intel sta investendo molto nel settore; nel frattempo nei sistemi client di sua proprietà (quelli utilizzati dagli impiegati) è passata a utilizzare nel 100% dei casi configurazioni con unità SSD. La società ha calcolato miglioramenti medi nell’ordine del 6% per quanto riguarda le performance e un calo di 5x nel costo totale di gestione e manutenzione, rispetto ai tradizionali sistemi basati su HDD.